La ripresa del mercato del lavoro spagnolo è di solito valutata dal numero e dalla percentuale di persone che lavorano o sono disoccupate. Tra questi due gruppi, però, e persino ai loro margini interni, vi sono altre situazioni che incidono sul mercato del lavoro.
Uno di questi è la cosiddetta sottoutilizzazione del lavoro, ovvero il calcolo della percentuale di persone sprecate come forza lavoro. Il datore di lavoro delle agenzie di collocamento e delle società di lavoro temporaneo, stima che in Spagna ci siano 5,2 milioni di persone in quella circostanza, una percentuale del 22,2%, la più bassa dallo scoppio della recessione.

Per trovare un dato inferiore, dobbiamo tornare al quarto trimestre del 2008, quando la sottoutilizzazione era del 19,7%. Un quarto dopo, appesantito dalla grande crescita della disoccupazione, ha già superato il 23,3%, secondo l’indice Asempleo, che considera nel gruppo di lavoratori sprecati, oltre a quelli che sono disoccupati, che desiderano lavorare ma non cercano lavoro perché sono scoraggiati, i cosiddetti lavoratori temporanei a tempo indeterminato, che sono coloro che hanno un contratto parziale ma vorrebbero averlo a otto ore. Questo è il motivo per cui le cifre relative agli assunti differiscono da altri calcoli come quelli effettuati dall’OCSE, dove la percentuale è molto più elevata perché tiene conto del tasso di inattività.
Tornando alle cifre presentate lunedì dai datori di lavoro delle società di risorse umane, la maggior parte del gruppo di persone sottoutilizzate, 4,8 milioni, corrisponde a disoccupati o dipendenti per meno ore di quanto vorrebbero lavorare. I restanti 400.000 sono i “beni potenziali”, persone che hanno attivamente smesso di cercare lavoro perché credono di non trovarlo.

Nonostante il notevole miglioramento dal 2013, quando la Spagna ha raggiunto cifre di sottoutilizzazione vicine al 36%, il presidente di Asempleo, Andreu Cruañas, ha definito “inaccettabile” che il tasso superi ancora il 20%. Nelle dichiarazioni inviate ai media dalla sua organizzazione, Cruañas ritiene che i dati mostrino “un’inefficienza del mercato del lavoro che dovrebbe essere corretta”. “Altrimenti”, ha aggiunto, “i gruppi più vulnerabili sul lavoro, come donne, giovani e lavoratori scarsamente qualificati continueranno a subire gli alti e bassi che la situazione economica provoca”.
Proprio questi tre gruppi hanno tassi di sottoutilizzazione ben al di sopra della media. In particolare, tra le donne è del 27,9%, tra i giovani di età compresa tra 16 e 24 anni è del 45,4% e tra le persone con scarse qualifiche, il 43,2%. E solo questi ultimi sono riusciti a ridurre il loro tasso di sottoutilizzazione nell’ultimo anno più del resto dei gruppi nella loro categoria, il che significa che sono gli uomini e i lavoratori tra 45 e 54 sono i gruppi che beneficiano maggiormente della ripresa di lavoro.

Dal confronto con paesi simili, ne consegue che la sottoutilizzazione è un male quasi endemico nell’Europa meridionale. La Spagna è il terzo paese con il tasso più alto, con l’avanzare dell‘Italia (26,4%) e della Grecia (25,5%). Al quarto posto c’è la Francia, seguita da Cipro e Portogallo.