Cosa si mangia oggi? La semplicità della domanda prevede, spesso, una risposta complessa e mai scontata, visto che anche il concetto del “mangiare” ha mutato il suo valore. Quando si esce, non si dice più che “sono andata a mangiare”. No, ormai si parla di “esperienza sensoriale”, di “percorso gastronomico”, per raccontare i voli pindarici di chef e di cuochi che optano per una cucina ardita, a volte supportati da grande concretezza, ma talvolta solo dalla smania di stupire e di sorprendere, con risultato a volte, deludenti. E non solo per il palato. Meno banale è la domanda: ma che fine ha fatto la tradizione? Perché va bene essere attratti da alchemiche combinazioni di ingredienti ricercati, o dal fascino dell’Oriente (come avranno fatto i nostri nonni e genitori a sopravvivere senza sushi, mi chiedo ironicamente), ma non commettiamo il delitto di far morire la tradizione di alcuni nostri piatti che, invece, andrebbero tramandati di generazione in generazione, perché rappresentano un importante pezzo di cultura italiana. Due settimane fa, ad esempio, mi trovavo nella deliziosa Crema per vedere, con la mia famiglia, il tradizionale carnevale cremasco. Al sabato, abbiamo soggiornato all’Agriturismo Cascina Loghetto e qui ho conosciuto Anna Maria Mariani  con la quale mi sono messa a chiacchierare sulle tradizioni culinarie della zona, come amo fare quando, nei fine settimana, mi sposto nelle località fuori Milano. Il discorso è finito sul tortello cremasco. Lo conoscete? Certamente per fama, anche se in molti lo confondono con il tortello ripieno di zucca. Per questo, per rispetto della tradizione, mi sono fatta spiegare bene come confezionare un tortello doc e poi, grazie alla disponibilità della proprietaria, mi sono cimentata in cucina, cercando di ricreare, con i giusti suggerimenti, questo piatto, informazioni che vorrei condividere con i lettori di questo blog.  Nato come piatto povero, prelibatezza tratta da ingredienti di recupero, il tortello cremasco è confezionato con pasta matta. Cosa sarà mai questa pasta matta? Si tratta di una sfoglia priva di uova che sfutta il potere “legante” della farina O  sciolta in acqua calda.  Quindi farina, acqua calda e un poco di sale, ma la sorpresa è arrivata quando è stata ora di preparare il ripieno: amaretti scuri “Gallina”, quelli al cioccolato, grana, uvetta ammollata nel Marsala secco,  cedro, un mostaccino (biscotto secco speziato), un uovo intero, noce moscata e del sale e una mentina. Una mentina?  Sì avete capito bene. Avete presente quelle caramelle bianche alla menta che mangiavano le nostre nonne? La ricetta originaria prevede un insieme di ingredienti semplici e di facile reperimento, disponibili in casa.  Di primo acchito sembra una ricetta che potrebbe fare a pugni con i piatti usciti da performance acrobatiche di chef di nome, o di stella; invece, ve lo assicuro, onore e gloria al tortello cremasco.Dopo aver coppato la pasta con un bicchiere, si riempie il disco e lo ci chiude a mezzaluna premendo i bordi con 5 pizzichi per non fare scappare il ripieno gustoso e profumato. Sembra semplice, ma non lo è. Dopo alcune forme improbabili, finalmente le mie dita hanno cominciato a pizzicare in maniera adeguata:  ma che fatica! Molto meno impegnativo e decisamente più accattivante è stato il momento dell’assaggio: Dopo aver fatto sobbollire poco più di un quarto d’ora il tortello, mi sono stati serviti con un condimento di grana, burro fuso e salvia. A un prezzo, poi, alla portata di tutti. Insomma, se vi capita di pranzare o cenare a Crema, fatevi un bel piatto di tortelli cremaschi. Viva la tradizione italiana

Tag: