L’obesità e definita, oggi, come la malattia dell’uomo moderno, provocata per lo più da stili di vita scorretti, a partire dell’alimentazione ipercalorica e da una vita sedentaria. L’aspetto più preoccupante non è solo legato all’aspetto estetico (per qualche persona, vissuto come un vero dramma), ma, soprattutto, al rischio di malattie cardiovascolari e anche tumorali. Nonostante non manchino le informazioni e le campagne per contrastare la diffusione della malattia, secondo dati dell’OMS, l’obesità a livello globale è raddoppiata dal 1980 ad oggi, interessando anche le fasce più giovani della popolazione. Proprio partendo da uno squilibrio alimentare, gli studiosi e i ricercatori di IRCCS Policlinico San Donato e Università Statale di Milano hanno individuato, tra una delle cause dell’obesità, la composizione sbilanciata del microbiota intestinale che invia al cervello segnali alterati relativamente alle sensazioni di appetito e sazietà. Non è un caso, dunque, che il microbiota intestinale sia riconosciuto anche come secondo cervello. Ma le teoria non sono sufficienti: ecco perché è stato condotto un interessante studio per dimostrare l’esistenza di un asse intestino-cervello, finalizzando la ricerca alla sconfitta dell’obesità. Come è stato condotto lo studio? ricercatori guidati dal professor Luzi aveva già riscontrato l’efficacia della stimolazione magnetica transcranica profonda nel ridurre il desiderio di cibo (link). Stimolazione magnetica transcranica? Siamo sulla terra, non preoccupatevi; si tratta di una tecnica non invasiva in cui il paziente indossa una sorta di casco leggero che applica dall’esterno una sollecitazione elettromagnetica a differenti regioni del cervello. Questo tipo di stimolazione è risultata efficace nel modificare i batteri intestinali, il cosiddetto “microbiota”, favorendo il calo ponderale nei soggetti obesi. In effetti, il gruppo di persone sottoposte al trattamento, dopo le 5 settimane di cura, avevano perso più del 3% del loro peso e più del 4% del loro grasso corporeo. Cosa significa?  La stimolazione ha stimolato la produzione di “batteri buoni”, con proprietà antinfiammatorie, che si trovano normalmente nel microbiota degli individui in salute. Ugualmente sono risultati migliorati diversi parametri ormonali e metabolici – livelli di glucosio, insulina, ormoni pituitari e norepinefrina – che giocano un ruolo chiave sia nella regolazione dello stimolo della fame, sia nella composizione del microbiota. Commenta il professor Livio Luzi: “Con questo studio abbiamo ulteriormente confermato l’esistenza di un asse intestino-cervello e, partendo dalla stimolazione cerebrale, abbiamo cercato di sfruttarlo per fornire una terapia innovativa dell’obesità, sicura e soprattutto non invasiva. Lo studio è preliminare ed i dati dovranno essere confermati in una popolazione più ampia di pazienti affetti da obesità”.

 

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