Non ci rendiamo conto di quanto sia nocivo che il capo di stato di un Paese in guerra venga elevato a Grande Fratello, proiettandolo in formato gigante dentro parlamenti democratici che avrebbero il dovere di deliberare con la testa, non col quore. Per spezzare questo incantesimo, insieme a Volodymyr Zelensky bisognerebbe invitare anche il Kasalingo di Voghera, non necessariamente originario di quella città, quella regione, o anche questo Stato.

Le democrazie occidentali sono così fiere delle loro élite: la cultura, cinque lauree ciascuno, sette lingue parlate, ma incapaci a volte di raccontare la verità più semplice, proprio perchè banale. Chi può dire oggi al Presidente ucraino la verità più cruda, più ignorante, sguaiata, e proprio per questo forse anche più saggia per trovare una via d’uscita al conflitto? Il Kasalingo di Voghera, accompagnato possibilmente da un traduttore ‘gnorante uguale, che traduca, e non tradisca, anche il suo accento grezzo e il tono di voce troppo alto.

Il Kasalingo si accomoderà su una poltrona al centro dell’emiciclo, indosserà le cuffiette per la traduzione simultanea, stile processo di Norimberga, e poi via. A lui la parola:

«Uei, ciau Zelenski. ‘Scolta! Le palle che ci fai con l’integrità territoriale! L’integrità territoriale dell’Ucraina non esiste. Lo ha detto anche… come si chiama, già? Quello che è sempre in televisione, ma NON da Formigli, l’altro… Ce l’ho sulla punta della lingua. Vabbè, fa lo stesso. Molla lì l’integrità, che non riusciamo più ad ascoltarla. Tieniti Odessa, MA-PER-LA-CARITÀ-DI-DIO-LASCIA-PERDERE-IL-DONBASS-E-LA-CRIMEA!!!».

A questo punto, il più raffinato dei senatori dovrebbe zittire l’ignorante Kasalingo. Da bravo oratore dovrà poi entrare in un giro dialettico molto ampio, paragonabile al giro largo con cui il Principe Eugenio di Savoia nel 1706 inventò con secoli d’anticipo la tangenziale di Torino, aggirando e sconfiggendo l’esercito franco-spagnolo che cingeva d’assedio la città. Attraverso questo gioco dialettico e tangenziale, il senatore darà inizialmente torto al Kasalingo, per poi sostenere la sua stessa tesi in modo elegante, civile ed educato.

La società moderna è come un’orchestra: ci sono i violini, le arpe, i clarinetti, i corni. Bisogna trovare un posto anche per i piatti: sdeeennngg! L’inusuale “a tu per tu” di Zenensky con il Kasalingo equivale, in un’orchestra, al momento catartico dei piatti, con i quali il nostro oskuro eroe ha particolare dimestichezza. Certo, una volta varcata la soglia del parlamento, la possibilità di trovarsi il Kasalingo di Voghera a capo di un nuovo Movimento Cinque Topi è molto alta, ma è un rischio che dobbiamo correre.

Se non ora, quando?

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