La presidente, IL presidente, la sorella minore dei Fratelli d’Italia, praticamente una fratella. L’elezione di questa donna dall’anima “epicena” è anche una reazione all’ossessione di chi declinerebbe al femminile pure i tassi.

In campagna elettorale, quando già i sondaggi la davano favorita, la nostra leader sia maschia che femmina si consultava spesso e volentieri con Mario Draghi, il Presidente del Consiglio più rispettato all’estero, e la sua sembrava una svolta dopo i tristi anni di pandemia e governi quaquaraquà.

In campagna elettorale, le sue rassicurazioni in tre lingue diverse (inglese, francese, spagnolo) ricordavano quelle capsule che escono dal sistema solare con messaggi in cento lingue (veniamo in pace, ni venas en paco, haere mai tatou i runga i te rangimarie…), ed era una bella boccata d’ossigeno rispetto al macaroni-inglish bipartisan dei due Mattei (qui e qua).

Durante le consultazioni, Giorgia Meloni suscitava simpatia anche in chi non l’ha votata, perchè sembrava capace di smussare gli spigoli delle sue idee attraverso una maieutica talmente lucida da sciogliere le contraddizioni di chi la esprime, oltre a quelle dei suoi interlocutori. Le sue prime mosse politiche, invece, assomigliano al celodurismo da spiaggia che nell’estate del 2019 provocò la caduta del primo governo Conte.

Così come Archimede pronunciò la storica frase “datemi un punto d’appoggio e solleverò il mondo”, una destra intelligente dovrebbe cercare appoggio politico nelle sedi competenti per portare avanti le sue battaglie, anzichè battersi il petto come un gorilla dopo ogni nuova vittoria di Pirro. La femmina alfa con gli occhi da tigre in questo primo mese ha lasciato troppo spazio alle frange di governo machiste con occhi da tonno che le porteranno solo guai.

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