[photopress:ombretto.jpeg,thumb,pp_image]Una riflessione semplice semplice sulla bozza della Finanziaria. Vengono tagliate Ires e Irap. Bene. L’imposta sulle società (Ires) passa dal 33 al 27,5 per cento. E L’Irap dal 4,25 al 3,9 per cento. Bene. La tassazione complessiva sulle imprese scende così dal 37,5 al 31,4 per cento. Meno dunque che in GErmania, Francia e Spagna, per fare qualche esempio. I confronti internazionali sono sempre difficili. Ma la mossa di Prodi&co sembra principalmente soddisfare questo tipo di “gara estetica internazionale” più che allegerire effettivamente il carico sulle imprese. A ben leggere infatti si scorge che con una mano l’aliquota viene ridotta e con l’altra si aumenta il reddito di impresa sottoposto a tassazione. Mi spiego meglio con un esempio: gli interessi passivi non sono (con una formula da verificare) più del tutto deducibili. Il che vuol dire che a parità di reddito di impresa e a parità di interessi pagati alle banche, l’azienda x vedrà sì ridotta la sua aliquota fiscale, ma non quanto dovuto all’Erario. Il saldo per l’impresa è dunque pari a zero e per le casse dello Stato idem. Ragionamento simile varrà per l’Irap. All’interno del mondo imprenditoriale vinceranno fiscalmente coloro che sapranno indebitarsi poco e perderanno coloro che saranno costretti a fare debiti. Occorre riparlarene leggendo il testo definitivo, ma per ora sembra un maquillage fiscale.