Ho recentemente letto uno studio sociologico fatto da Frohlich e Oppenheimer e riportato da Raymond Boudon. Sono stati scelti due gruppi di cittadini (usa e polacchi) ed è stato loro chiesto di optare per un principio di giustizia sociale al buio (con relativa distribuzione del reddito)
1. seleziona una distribuzione che massimizzi il livello medio del reddito
2. seleziona una distribuzione che massimizzi il livello più basso del reddito (principio della giustizia di Rawls)
3. seleziona una distribuzione che massimizzi il reddito medio e definisca un reddito minimo (dunque questo principio non implica che il valore minimo di reddito sia il più alto possibile come per Rawls, ma che ci sia comunque una soglia minima)
4. seleziona una distribuzione che massimizzi il reddito medio e che stabilisca che le differenze tra i redditi non superino una certa soglia.
Nell’esperimento inoltre ai soggetti veniva detto che una volta scelto uno dei quattro principi, loro stessi sarebbero stati posizionati all’interno della distribuzione derivante dal principio scelto, in una delle diverse classe di reddito, ma in modo casuale. In buona sostanza la scelta di ciascuno nel panel avrebbe avuto un impatto sul proprio reddito. Per i componenti del panel la scelta però non sarebbe stata influenzata da interessi personali, poichè il loro livello di retribuzione sarebbe stato determinato in maniera casuale.
Ebbene il risultato,largamente vincitore (quasi 80 per cento sia per americani, sia per polacchi) è stato il principio numero 3. E la secca bocciatura dei principi di giustizia sociale rawlsiani secondo i quali sono da preferire distribuzioni di reddito che massimizzino il reddito minimo, anche a scapito del reddito medio.
La lezione che Boudon trae è che gli individui privilegiano, al buio, una situazione di crescita per tutti, ma con un’assicurazione (il reddito minimo per chi corre di meno). E dunque che la distribuzione del reddito prediletta è di tipo meritocratico e non egualitaristico.