Si chiamano Aleotti e sono i propietari della Menarini. E in Liechtenstein hanno depositato la bellezza di 476 milioni di euro. Mica poco. Oggi però il Corrierone e la Repubblica, riprendendo un’intervista fatta ieri a Stern da Kieber, il funzionario della banca di Vaduz che ha reso pubblica la lista dei correntisti, e titolono: L’evasore più ricco è un italiano. Solo i giornalisti, cari commensali, sanno quanto nulla sia più inedito di una notiza già data. Ma questa storia della lista del Liechtenstein è tanto eccitante quanto vecchia e poco consistente. I magistrati infatti non sono riusciti a portare a casa nulla: infatti la lista dei presunti evasori è stata sostanzialmente rubata, e come tale non può essere usata a fini penali. Evvabbè.
Ai fini fiscali la storia potrebbe essere un’altra. L’agenzia delle entrate non è però riuscita a portarsi a casa granchè. Ma ha promesso di mettere nel mirino le attività dei signori in lista: alcuni dei detentori dei quattrini all’estero li avevano regolarmente dichiarati, altri li svevano scudati e dunque regolarizzati, in pochi avevano fatto i furbetti. Ritornando ai nostri recordmen, la Menarini family, questi hanno detto: tutti i nostri conti all’estero sono stati regolarmente e integralmente assoggettati a tassazione. Lo confermò proprio Lucia Aleotti a Repubblica. In effetti detenere quattrini all’estero non è di per sè evasione fiscale. Ma certo un bel titolo.
E soprattutto rimpolpa quella nostra idea collettiva e inossidabile: Gli italiani sono il popolo di evasori per eccellenza. Se poi vai a scavare o a leggere qualche numero indietro di Repubblica e del Corriere, ti accorgi che non è così