Chi scrive un blog dovrebbe evitare da parlar male della rete. Oggi il cuoco invece farà proprio questo: parlerà male della sua cucina. Le rivelazioni di Wikileads hanno diviso il mondo in due fronti: quelli che pensano che sia tutta una bufula e quelli che pensano che sia l’11 settembre della diplomazia. Le rivelazioni per il momento semplcimente non solo rivelazioni: per avere un’idea delle nottate del Cav, era suficiente Padellaro o Mauro. Eppure dalla Singora Clinton a Frattini il mondo delle cancellerie sembrerebbe seriamente incavolato. Non c’è dubbio che leggere un giudizio su Rep o su un dispaccio di ambasciata cambi la frittata. Così come non c’è dubbio che pensare alla potenza americana e alla sua vulnerabilità informatica fa un pò paura.
Ma il punto, se permettete, non è questo: la magggiore o minore rilevanza per il mondo di quanto ci sta svelando Wiki. No. Il punto è che questa gigantesca intercettazione collettiva che è sfuggita alla Procura di Foggy Bottom, ha un valore solo attraverso la mediazione interessata dei grandi giornali mondiali. Wiki non ha democraticamente diffuso, sminuzzato, regalato ai cyber cittadini le sue info. No, cari commensali. Ha scelto cinque giornali liberal che facessero per lei un lavoro di selezione. Ecco. La rete da sola non si autobasta. La rete ha bisogno di un regista. Ha bisogno di un cuoco che cucini gli ingredienti. La rete nonostante sia accessibile a tutti (si fa per dire) non è quel fantastico regno della democrazia informativa che sconfigge le oligarchie del potere, che distrugge ogni mediazione avvicindando la verità delle fonti ai cittadini, come qualcuno ce la racconta. E’ piuttosto la putrida palude in cui nuove oligarchie cercano di affermarsi, facendo finta di ballare un elegante walzer dell’egualitarismo.
La rete costruisce quel pregiudizio positivistico (vi ricordate i cigni bianchi) per cui ciò che vi si trova è ipso facto vero e su queste verità si possono costruire dei giudizi: è lo stile allucinante per cui un’altra Wiki, ma questa volta Pedia, viene presa come madre di tutte le enciclopedie.

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