Ieri il pm Fusco ha aperto un’indagine su marito e moglie. L’uno di banca Intesa e l’altra di SocGen. Fabio Canè e Patrizia Micucci, per essere chiari. Il Giornale scrisse, per primo e unico, delle anomalie della scalata Parmalat. La prima era quella del ministro dell’economia, che pretendeva di mettere bocca in un’operazione di mercato: titoli quotati in Borsa da sette anni, senza che nessuno avesse mosso un euro. E la seconda era quella dei due banchieri marito e moglie che su fronti opposti (cordata italiana per Canè) e (cordata francese per Micucci) si contendevano la preda.
Adesso i pm indagano e accusano addirittura di insider trading: che dalla recente riforma in poi non implica necessariamente l’acquisto personale di azioni. Non sappiamo e francamente dubitiamo che i due possano averne tratto alcun beneficio patrimoniale: saranno i giudici a stabilirlo. Ma una cosa ieri come oggi ci sembrava palese. I banchieri sono signori che guadagnano un mucchio di quattrini (e spesso ben gli sta), proprio in virtù della delicatezza del proprio mestiere e della loro capacità di generare ricchezza per tutti. E sono i primi ad avere un atteggiamento mercatistico nei confronti delle nostre imprese: campa e si finanzia chi merita, per gli altri distruzione creativa. é il mercato, duro, durissimo, ma unico sistema economico che sembra generare maggiore ricchezza per tutti. Ma la loro corretta intransigenza nel rispetto delle regole del mercato, non può valere a corrente alternata e solo per gli altri. Chi sbaglia deve pagare anche tra i bankers. Ora pensare, come ha riportato oggi bene il Sole 24 ore, che la coppietta si fosse presa una camera d’albergo per non incorrere nella tentazione di scambiarsi quealche info privilegiata, altro non fà che rendere chiaro quanto fosse loro chiara la situazione di conflitto di interessi in cui si erano venuti a trovare. Insomma qua non si tratta di pensar male, ma di giudicare il clamoroso errore tecnico che i due signori hanno commesso nel tenersi aggrappati al ricco dossier Parmalat. Uno dei due doveva mollare la presa.
I banchieri ci fanno il pistolotto sui loro codici etici, guardano disgustati alla politica e alle loro meschinità, ci raccontano del mega conflitto di interessi (indubitabile) del Cav, ma sono piuttosto indulgenti riguardo se stessi.
Per il cuoco diventa difficile difendere i banchieri dalle ondate generalizzate e populiste contro i loro stipenti e le loro ritrosie (per noi sono spesso prudenze) a concedere credito, se i comportamenti di alcuni di loro sono così smaccatamente goffi. Per non dire altro.

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