Se ieri, dopo la bomba greca, al posto di Berlusconi ci fosse stato un premio Nobel dell’economia a Palazzo Chigi, non sarebbe cambiato un accidente. Se il governo Berlusconi avesse fatto tutte le riforme promesse, ma proprio tutte, ieri i mercati avrebbero venduto ugualmente i titoli di Stato italiani. Se Berlusconi dovesse mollare (è tutto da vedere) ne avremo la controprova. E non per l’insipienza del prossimo eventuale governo, ma per il macigno di debito pubblico che ci portiamo appresso da decenni. Conviene ricordare che il debito non si crea con la bacchetta magica. Esso è figlio di leggi che garantiscono diritti, e che una volta acquisiti neanche Mandrake riesce a cancellare. Se per folle intesa si mettesse in piedi la patrimoniale di Profumo,quella da 300 miliardi,avremmo comunque il debito più alto d’Europa, ma in compenso un’economia morta: il professore Alesina ha recentemente ricordato come la patrimoniale di Amato nel 1993, molto più blanda di quella Profumo, ha distrutto consumi e investimenti per i 10 anni che seguirono.

Tutto ciò non cancella le responsabilità della politica economica del governo Berlusconi: ottima nel contenimento del deficit, pessima nell’incentivo allo sviluppo. Ma serietà vorrebbe che non si confondessero i piani: quello politico da quello economico. E non si utilizzasse la legittima voglia di rivincita politica con la scusa della crisi economica che stiamo vivendo: per il semplice motivo che così facendo non risolveremmo nulla sui mercati.

Qualche dato. I nostri titoli a dieci anni rendono il 4,5 per cento in più di quelli tedeschi. Anche per i francesi ieri si è toccato il massimo storico da quando è nato l’euro. La febbre è peggiore per chi ha il corpo debilitato (dal troppo debito) e dunque per Noi.Ma il virus è il medesimo.Ed è rappresentato dalla pessima costruzione dell’euro (d’altronde non è mica un gioco da ragazzi inventarsi di botto una moneta unica per Paesi diversi).

Le Borse europee hanno perso come raramente si vedeva da anni. Ma tutto sommato sono tornate ai valori di un mese fa. Il segnale di ieri è durissimo, ma l’effetto è mitigato dal fatto che ad ottobre i mercati avevano recuperato molto fieno in cascina: nulla di buono per carità. Anche qui l’Italia va peggio degli altri, di circa un punto percentuale. La ragione è prettamente tecnica. Nel listino italiano (chiedetelo al vostro promotore finanziario) c’è un numero di titoli bancari percentualmente superiore al resto d’Europa. Proprio quelli che hanno perso in tutte le Borse percentuali a due cifre.

C’è poco da star sereni. Il governo utilizzi la frustata dei mercati per fare riforme liberali, ma impopolari. Non serviranno comunque a cambiare direzione al vento della speculazione, che si alimenta sulle contraddizioni dell’euro. Il mitico Amato (mitico per i nostalgici del 1993) nonostante le lacrime e sangue che ci impose fu sconfitto da Soros. Togliamoci dalla testa l’idea che la crisi dipenda da Berlusconi. Ha le sue colpe, per alcuni troppe. Ma certo non quella dell’andamento di Borsa di ieri.

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