Ci sono piccole cose di cui nessuno, quasi nessuno, si accorge. Ma fanno male. Parliamo di quel delicato meccanismo che si chiama mercato. E dello sfregio che burocrazia e tasse possono comportare alle imprese più piccole, quelle grazie alle quali campiamo. A Milano dal primo gennaio la giunta ha deciso di aumentare la tassazione per l’occupazione del suolo pubblico. Niente titoli sui giornali, poche informazioni. Eppure il suo effetto mortificante per le imprese sarà superiore al beneficio, ridotto, delle liberalizzazioni di Monti tanto (compreso il sottoscritto) strombazzate. Ve la faccio breve. Diciamo così una gru per trasportare materiale edilizio o per fare un trasloco che fino a ieri costava un centianio di euro di tasse, può ora essere costretta a pagare un conto di mille euro. Dieci volte di più: senza grandi proclami, il comune di Milano (che prendiamo solo come caso, ce ne saranno tanti altri) sta per mettere in ginocchio un bel mucchio di persone. Non esagero. Chiedetelo ad un vostro amico che conosca qualche traslocatore, o ad un qualsiasi imprenditore edile. Sapete cosa succederà? Garantito al limone aumenteranno coloro che non pagheranno il balzello o coloro che non utilizzeranno più il suolo pubbblico. Piuttosto caricheremo tutto in spalla. Come i vecchi tempi.
Il cuoco si è appassionato a questa piccola vicenda fiscale perchè essa è esemplificativa di quanto si possa morire di tasse. Le imprese non ce la fanno più: e adesso qualche geniale burocrate ha ben pensato di decuplicare anche l’imposta sull’occupazione del suolo pubblico, in funzione del raggio d’azione del braccio meccanico con cui si elevano materiali o mobili.
Poi il lavoro chi se lo inventa? Una commissione ministeriale? Un avvocato dello Stato (già che ci siamo liberalizzerei anche quelli)? Un alto funzionario? Uno dei cento agenti della municipale di milano che staziona ore agli incroci della nuova area C? Un rpfessore univeristario?

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