Cari amici artigiani, cari amici commercianti, cari amici piccoli imprnditori, vi stanno fregando. E ben vi sta. Sì lo dico con tristezza, ma una parte della colpa è proprio vostra. O meglio dei vostri rappresentanti.
Ma vi ricordate quel documento unitario firmato da Rete Imprese Italia con la Confindustria e l’Abi? Ne parlammo proprio in questa zuppa, dicendo che era una follia. E che quel Manifesto degli ipocriti firmato alla fine dell’anno scorso vi avrebbe danneggiato. E così è avvenuto. Che c’entarno i piccoli con quegli altri signori? Chi paga in ritardo? solo la Pubblica amministrazione? Chi strozza i piccoli? Solo le tasse dello Stato? E quando firmaste quel documento in cui si prevedeva l’introduzione di una patrimoniale da 7 miliardi di euro? E proprio sulla zuppa vi segnalammo la follia. Serviti: ora vi beccate l’Imu e ve lo eravate pure augurato: sempre firmando quel documento unitario con Confindustria e banchieri. Ma che allocchi che siete. E ora vi fanno la riforma del lavoro. Toccano l’articolo 18 che a voi non frega proprio nulla. Ma in compenso vi piazzano un aggravio di costi per i futuri ammortizzatori sociali da 1 miliardo. Bravi. Complimenti. Per non parlare degli aggravi contributivi per le vostre pensioni e il nulla di fatto sull’avanzo dell’Inail.
Il cuoco, come comprendete, è proprio di cattivo umore. Pagate, a caro prezzo, la voglia dei vostri rappresentanti a sedersi al tavolo dei grandi. Come se questo fosse un onore: no è un complesso di inferiorità, che conviene che artigiani, commercianti e piccole imprese, si tolgano finalmente di dosso.
Se Rete imprese Italia porta a questo, conviene chiuderla.

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