Giorgio Squinzi, il presidente della Confindustria, ieri si è fatto sfuggire che la riforma del lavoro che sta per essere approvata dal Parlamento, che poi verrà presentata in pompa magna ai partner europei e che è stata venduta come una modernizzazione del paese e fiore all’occhiello del governo Monti, ebbene tutta questa roba in realtà non sarebbe altro che un «boiata pazzesca». Ma, ha continuato Squinzi, «va approvata». Qualcuno dovrà poi chiedere conto alla Confindustria per quale motivo le imprese italiane debbono auspicare l’approvazione rapida di una boiata. Questa è materia da esperti. Forse gli stessi che solo pochi mesi fa redassero un documento per Confindustria in cui si chiedeva una patrimoniale da 6 miliardi (e cioè l’Imu). E oggi, ottenuto il risultato, si lamentano del peso del fisco.
Lo stesso ministro Fornero (che continuiamo a elogiare per la sua riforma delle pensioni) in questo campo ha le idee un po’ confuse. No, non ce lo ha detto, chi di lavoro dovrebbe essere esperto e le siede accanto. Ce lo dice lei, quando da una parte chiede la rapida approvazione della sua legge e dall’altra apre a sue possibili modifiche una volta approvata. Non si tratta di manutenzione sul campo delle norme, si tratta di fretta. Stiamo per approvare una boiata per vendere un buon titolo a Bruxelles (della qual cosa, noi giornalisti conosciamo bene il funzionamento).
Ciò che rileva è che Monti possa presentarsi al summit europeo di fine mese con il sole della riforma del lavoro in tasca. E lì tutti a gustarsi la grande prova di riformismo e serietà del nuovo esecutivo. Fatte le Pensioni (bene è vero), fatto il Lavoro (male e da rivedere), pensato lo Sviluppo (che dovrebbe mobilitare, verbo difficilmente traducibile e dunque utile, 80 miliardi di euro), siamo inattaccabili. Se il bluff reggesse potremmo anche cinicamente condividere.
Purtroppo (o per fortuna a seconda dei punti di vista) i mercati non ragionano come i capi di governo. Anzi di questi ultimi tendono a diffidare. Se un «buon titolo» convince Bruxelles, non è detto che faccia altrettanto con le Borse, che guardano al sodo.
E una riforma del lavoro che non migliora il nostro mercato del lavoro vale zero. È peggio di una boiata. E per questo non va approvata. Essa modifica molto parzialmente l’articolo 18 (rimettendo al giudice molte questioni) e in cambio rende più difficile e burocratica la flessibilità. L’ideona dei nostri tecnici è che per rendere più stabili i posti di lavoro, sia sufficiente farli pagare di più. Ma in busta paga per il poveraccio non arriva nulla: si versano solo più contributi. Chi è stato, solo per qualche giorno, in una micro, piccola o media impresa italiana capisce la follia di questo ragionamento.
Caro Squinzi, ma come si fa a votare una boiata di questo tipo? Conosce i mercati: non ci cadono mica.

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