Alcune considerazioni economiche, degne di un cuoco liberale e liberista, sul funzionamento di un cucina e di un bar. Quando andiamo al bar, da un po’ di anni a questa parte, non troviamo più le vecchie zuccheriere con il prezioso alimento al loro interno. O meglio le vecchie zuccheriere ci sono ancora nella maggior parte dei casi, ma al loro interno ci sono le bustine preconfezionate con lo zucchero. Tutto discende da una serie di norme leislative molto precise che vi riporto qua sotto.

Il Ministero delle attività produttive con la risoluzione n. 769422, del 28 maggio 2004, ha fornito alcune precisazioni sull’applicazione del d.lgs. 20 febbraio 2004, n.51 che, come si ricorderà, ha disposto il divieto di vendita e somministrazione di zucchero sfuso, in attuazione della Direttiva comunitaria n. 2001/111/Ce. Secondo il Ministero, nonostante la validità del divieto che non consente più agli esercizi pubblici di mettere a disposizione dei clienti lo zucchero nelle zuccheriere, è ammesso l’uso, a fianco delle bustine monodose, dei dosatori di zucchero chiusi, igienicamente adeguati.

Bene. Anzi male. Vorrei paradossalmente sostenere che l’economia italiana e quella continentale sono destinate a morire proprio per norme di questo tipo. Il motivo per i quali i nostri politici europei ed italiani non vogliono lo zucchero sfuso è il solito: perseguire il nostro bene. Ma lo loro presunzione è di sapere ciò che noi non sappiamo. Per farla breve un illuminato burocrate stabilisce che lo zucchero sfuso possa essere poco igienico e dunque obbbliga all’imbustamento. Il mercato, cioè la possibilità di milioni di europei di andare nel bar che sembra loro più pulito, più sano, più buono, meglio tenuto, non conta un’acca. Il principio è che il mercato fallisce, cioè il nostro giudizio fallisce, mentre lo Stato le azzecca tutte.
Per questa strada è necessario normare tutto (è previsto anche il colore e la tenuta del barista per legge). Per il nostro bene si intende. Ovviamente lascio ai cari commensali il gioco di trovare tutte le contraddizioni di questa norma (pensate ad esempio ai costi, ma anche all’inquinamento aggiuntivo, che pure è considerato dai medesimi burocrati obbiettivo sano e nobile).
Ma ciò che mi tengo è il ragionamento economico. In una società in cui la somministrazione dello zucchero non è lasciata alla libera scelta degli esercenti e al libero giudizio dei clienti, come si può immaginare di fare impresa innovativa? Lo zucchero in bustina blocca l’innovazione. E non esagero. In un sistema eocnomico sano la libertà di mercato deve essere massima. La regola minuziosa, per proteggerci da noi stessi o dai cattivi imprenditori, non fa altro che bloccare la crescita. La regola minuziosa, con la scusa di proteggerci, protegge lo status quo. In una competizione di mercato concorrenziale io cambio bar perchè ha le zuccheriere inzaccherate, voto con i miei piedi e non mi affido alle previsioni onniscenti di un burocrate. Questo sistema sovietico di considerare l’economia e il mercato è ciò che ci sta ammazzando. Esagero?

ps mi sono divertito a parlar di zucchero e zuccheriere, ma ogni tanto, come sanno gli assidui, cito altre stramberie burocratiche. continuerò. Sono fissato: la prima riforma è meno regole

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