La legge elettorale appena bocciata dai quindici giudici della Corte Costituzionale era una schifezza. Di buono aveva solo l’ispirazione bipolare. E se non fosse stata cambiata dal presidente della Repubblica di allora ( Ciampi pretendeva premi regionali al Senato) sarebbe riuscita nel suo intento. Oggi il suo premio di maggioranza monstre alla Camera non serve a nulla, poichè al Senato non ci sarà mai una maggioranza netta e precisa proprio grazie alla pensata quirinalizia. Vabbè. Per il resto è indecente. La nomina dei parlamentari ha creato negli ultimi sette anni una classe politica imbarazzante, che non risponde a nessuno, se non ai boss di partito. E soprattutto che non ha la più pallida idea di ciò che avviene nel paese reale, semplicemente perchè da questo non è stata scelta.
Ma la decisione della Corte Costituzionale è ancora peggiore. Cari commensali la differenza tra una democrazia liberale e un governo degli ottimati sta nella separazione dei poteri e nel rispetto delle procedure. Vi rendete conto che abbiamo messo in mano a quaindici giudici (di cui 10 espressione indiretta proprio di quella legge considerata incostituzionale) il cuore del nostro funzionamento elettorale? Con giravolte temporali da paese dei puffi (rimandiamo; no, non rimandiamo la decisione; e poi la facciamo subito, ma l’efficacia ci sarà un domani), i quindici si sono di fatto sostitutiti al parlamento.
Ho l’impressione che in questo vuoto politico e complice l’incapacità della nostra classe dirigente si stia lasciando uno spazio decisamente eccessivo al potere dei magistrati, di ogni ordine e grado. Ieri, a breve distanza dalla decisione della Consulta, un giudice del Tar decideva di bloccare la sospensione disposta dal ministro Lortenzin della cura stamina.
Essere governati da una pattuglia di giudici che possono disporre delle nostre libertà mi fa più paura che essere governati da una pluralità di politici incompetenti. Oggi brindiamo alla cancellazione di una brutta legge elettorale, domani ce ne potremo pentire.

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