Angela Merkel deve essere una donna che si impressiona facilmente. O meglio, riteniamo faccia finta di impressionarsi facilmente. Ieri ha assicurato di essersi impressionata per le prime mosse di Matteo Renzi. Che essenzialmente sono due: ridurre le tasse e ridurre i vincoli su contratti a tempo determinato e apprendistato. Nel 2011 pronunciò le stesse parole (favorevolmente impressionata) riguardo l’allora premier Mario Monti. Che aveva deciso di fare due cose diametralmente opposte a quelle di oggi: aumentare le tasse e aumentare i vincoli contro il lavoro flessibile. Insomma, si impressiona per il rosso e per il nero. Per l’introduzione di una nuova imposta sulla casa, ma anche per la riduzione dell’Irpef più o meno sui medesimi contribuenti. Per il superamento della legge Biagi, ma anche per il suo ripristino. E potremmo andare più in là ancora: ricordando i tempi in cui a suggestionare positivamente Berlino erano le manovre di Giulio Tremonti. Il cancelliere Merkel è sempre là, e noi balliamo. Ma il suo Pantheon, a prenderla alla lettera, è un po’ troppo variegato.
Parliamoci chiaro. L’interesse del cancelliere è che gli italiani non facciano troppo casino. Utilizzando un gergo renziano, potremmo sintetizzare l’incontro di ieri così: Renzistaisereno. Il punto non è cogliere le coperture puntuali della manovra fiscale, non è entrare nel dettaglio della nostra controriforma del lavoro, l’interesse della Merkel è tenere sotto controllo il nostro debito. Debito denominato, purtroppo per i tedeschi e per fortuna nostra, con la stessa moneta con cui vanno al supermercato a Francoforte o a Berlino. L’Italia è uno dei pochissimi Paesi in Europa che spende meno di quanto incassa (se non si considerano gli interessi sul debito). Negli ultimi sette anni il nostro saldo primario è stato pari alla bellezza di 162 miliardi, nonostante la lunga recessione. Siamo secondi solo ai tedeschi che hanno fatto segnare 194 miliardi di attivo, ma anche un Pil in crescita. In Europa dopo tedeschi e italiani arrivano i belgi a distanze siderali, con un avanzo primario cumulato in sette anni di 8,2 milioni. Il problema è il macigno del debito. E su quello la Merkel non scherza.
Non è un caso se ieri la cancelliera ha più volte ripetuto a Renzi l’impegno del fiscal compact. Che altro non è se non un ambizioso e obbligatorio mandato a ridurre il nostro debito pubblico nei prossimi anni. E su questo contratto ormai firmato la Merkel non si fa impressionare facilmente.

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