renatoLa cosa che per prima colpiva noi giovani liberali, spesso neanche maggiorenni, di Renato Altissimo era la sua abbronzatura. Ma era, appunto, solo la prima impressione.
Due sere fa é mancato. E per chi alla fine degli anni 80 ha creduto nel Partito liberale, questa scomparsa rappresenta una botta. Altissimo per noi giovani della Gli (cosí si chiamavano gli under 26 iscritti al partito liberale pre-mani pulite) é stato il Segretario. Chi ha passato qualche anno della propria vita a via Frattina, la sede storica del Pli, sapeva che Altissimo era sempre lí. A due passi sempre vicino a lui Luca de Martino, al piano di sotto, lo stanzone della direzione, di fronte gli uffici dei funzionari e quello di Camillo Ricci, la sua ombra stampa. E ancora un piano piú sotto Gregorio Fontana che ieri, come oggi, si occupava di organizzazione interna del partito.
Renato Altissimo doveva fare i conti con il partito piú storico della prima repubblica, con la sua proverbiale litigiositá, ma al contempo si era circondato di giovani ragazzi, che in quella organizzazione innestavano linfa vitale.
Poi é arrivata Mani pulite: si pensava di esserne fuori. E poi le indagini su de Lorenzo, e la crisi e il congresso che vide prevalere Raffeale Costa. Altissimo per noi giovani liberali, se ancora non lo aveste capito, era qualcosa di piú di un leader politico. Anche in quelle ore veramente drammatiche, in cui perdemmo la nostra verginitá, non riuscivamo a farne una colpa ad Altissimo. Con le sue sigarette, la sua perenne tazza di caffe americano in mano, i suoi week end in costa azzurra, alla fine Renato era sempre e comunque uno di noi. Gli piaceva il nostro partito, gli ha decicato la sua vita, almeno quella che ho conosciuto. Era appassionato come puó esserlo un liberale, che mantiene sempre quell’arietta blasé di chi ha vissuto ben altro. Sí certo, per noi destri liberali, era troppo social, troppo affascinato dall’aura di Craxi. Ma con il senno di poi, aveva forse torto? Era quello un brandello di moderinitá, sia pure arrogante, per tratti marcia, che comunque Renato aveva intuito e ben compreso. Amava le imprese, anzi l’industria da cui per storia familiare proveniva. La conosceva nelle sue viscere e ci parlava da pari a pari. Quanto piú lontano si possa immaginare dall’aristocratico snobismo di un Malagodi, ma al tempo stesso il migliore testimone di quella tradizione.
Il Pli finisce con mani pulite. Per molti di noi ha cessato di esistere un paio di sere fa al Gemelli di Roma.

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