Pambianco: nel 2016 acquisizioni in crescita del 30% nella moda. E aumenta lo shopping dell’Italia all’estero.

La moda e il lusso sono il made in Italy. Ci lamentiamo spesso di marchi che vanno all’estero, senza però capire bene in fenomeno.
Bottega Veneta da quando è stata comprata da una grande multinazionale francese è uscita dalla sua nicchia, in rosso, per diventare la nostra Hermes. Discorsi simili si potrebbero fare per alcune acque minerali, marchi di scarpe e persino per la birra Peroni. Il dinamismo delle operazioni di acquisizione e fusione, è anche segno della vitalità di un settore. Pambianco, una delle nostre reginette nella consulenza proprio in questo campo, ci ha fornito in esclusiva i dati di M&A del 2016. L’anno scorso sono cresciute del 30 per cento, a quota 96 operazioni. Il trend era drammatico siamo passati dalle 114 del 2012, alle 106, poi 89 fino alle misere 74 operazioni del 2015.

A dominare il mercato restano degli operatori specializzati: Holding con 21 operazioni e Fondi di Private equity con 18 successi. Per la prima volta, nota Pambianco, entrano in classifica «i player attivi nella distribuzione, ossia catene di vendita al dettaglio»: i casi sono, tra gli altri, quello che riguardano Stroili e Oro Vivo da parte di Thom Europe e di Go Outsoors e Aspecto da parte di JD Sports. L’analisi che se ne può banalmente fare, è che il settore si sta rapidamente professionalizzando e la stessa filiera produttiva (dal progetto alla distribuzione) si è in parte concentrata. Sono sempre meno le «aziende industriali che comprano altre aziende e sempre più operatori finanziari».

Una operazione su quattro è stata compiuta in Italia, che resta terreno di elezione, e qualcuno potrebbe dire, sbagliando, anche di conquista, per moda e lusso. Su 24 operazioni che ci riguardano solo sette però sono state finalizzate da operatori stranieri. Al contrario è cresciuto il numero di affari fatti da italiani all’estero che sono passati a 12. Insomma a vedere i numeri di Pambianco è più l’Italia che è andata fuori a fare shopping che il contrario.

Ridotte le operazioni sul design e sui marchi. Tra questi ultimi si segnalano l’acquisizione di Woolrich da Lavori in corso e il passaggio di 7 For all Mankind alla holding israeliana Delta Galil.

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Premetto che non ho più alcun interesse (inteso di portafoglio) universitario. Dopo un biennio di «indegno» insegnamento allo Iulm di Milano, convinto dall’allora carismatico rettore Giuseppe Puglisi, e fatto fuori (senza neanche una telefonata) dalla nuova dirigenza, ora mi sento più libero di parlare di queste auguste aule. Ebbene uno degli ultimi decreti realizzati dall’ex ministro della Pubblica istruzione e dell’Università, Stefania Giannini, sembra essere stato fatto apposta per uccidere le cosiddette università telematiche. La logica è che non ci possa essere meno di un docente ogni 150 studenti. Il che vuole chiaramente far fuori le giovani università a distanza (che hanno più di 60mila iscritti), che non potrebbero aumentare il corpo docente, senza aumentare esponenzialmente le rette e finire decisamente fuori mercato. Per uno, come il sottoscritto, che si è laureato in economia e commercio alla Sapienza di Roma e che ricorda come in aula (il primo anno) si facesse la fila alle sei di mattina e come ci fossero almeno cinquemila poveracci per «canale» (cioè per lettere dell’alfabeto), fa un po’ ridere tutto questo rigore numerico.

La concorrenza spaventa forse le più tradizionali industrie del pezzo di carta? Il decreto è stato bloccato e ha ragione Stefano Bandecchi, fondatore dell’Università Niccolò Cusano, una delle telematiche (tra le più note per la geniale intuizione della sua radio, chiamata Campus): le università italiane sono gestite male, sono in mano a dei professori che non hanno nessuna esperienza manageriale, non l’hanno mai avuta e nessuno gli ha mai insegnato a fare i professori né a fare i manager. Poi Bandecchi nega che il decreto sia ammazza-telematiche, e dice che solo per ignoranza sia stato definito tale. Lo capiamo, Bandecchi ha vinto sulla sospensione dell’assurdo decreto Giannini e non vuole stravincere.

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