1554875984-getty-20190410073033-29008401Forse non accadrà, ma qualcuno vuole la guerra in Medio Oriente. Lo sostiene, tra gli altri, il ministro degli Esteri iraniano Mohammed Zarif, che ha parlato dell’incidente occorso negli Emirati Arabi Uniti, con il sabotaggio di alcune navi commerciali, due delle quali, saudite, hanno subito danni significativi, come di una provocazione volta a far ricadere la colpa sull’Iran. “I sospetti atti di sabotaggio che si stanno verificando nella nostra regione allo scopo di alimentare le tensioni”, come li ha definiti appunto Zarif, sarebbero addirittura stati previsti dall’intelligence della Repubblica Islamica, come riporta Al Manar. Zarif ha aggiunto che ci sono preoccupazioni riguardo alle minacce che “individui estremisti all’interno del governo degli Stati Uniti e individui nella regione stanno cercando di imporre”.

Nel frattempo, però, nonostante le rassicurazioni del segretario di Stato americano Mike Pompeo al ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov, i venti di una nuova crisi soffiano con forza sul Golfo Persico: la Difesa statunitense, nella figura del segretario di Stato ad interim, Patrick Shanahan ha infatti presentato un piano militare all’Amministrazione Trump che prevede l’invio di 120mila soldati in Medio Oriente per un possibile conflitto con l’Iran, secondo quanto riferito dal New York Times questo lunedì, 13 maggio.

Secondo il rapporto, le truppe americane saranno schierate se l’Iran dovesse attaccare le forze statunitensi o accelerare il lavoro sullo sviluppo della tecnologia nucleare. Il piano, che si avvicina, come portata, a quello per l’invasione americana dell’Iraq del 2003, sarebbe stato presentato lo scorso 9 maggio. All’incontro era presente il consigliere per la Sicurezza della Casa Bianca, John Bolton, ritenuto uno dei falchi più duri dell’amministrazione repubblicana e diretto ispiratore della nuova strategia, che ha firmato il documento.

Tanto che, pochi giorni fa, ancora il ministro degli Esteri iraniano Zarif aveva detto in un’intervista alla Reuters di ritenere che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump non voglia realmente la guerra con l’Iran, ma che una “squadra B, tra cui Bolton, tra i rappresentanti dell’establishment più ferocemente filo-israeliano, e l’appena rieletto premier proprio di Israele Benjamin Netanyahu potrebbero invece stare spingendo in questa direzione.

Secondo Irina Fedorova, analista e ricercatrice dell’Istituto di studi orientali dell’Accademia delle scienze russa, riportata dal sito Fort-Russ.com,“gli Stati Uniti aumentano le tensioni intorno all’Iran, portano pressione economica, diplomatica e militare, concentrando le loro forze nella regione del Golfo Persico” e tuttavia “la situazione non porterà a un conflitto militare: contemporaneamente alla pressione militare, il Trump propone all’Iran di avviare negoziati“.

LA PREOCCUPANTE SCELTA DELLA NAVE SPAGNOLA

Che si tratti soltanto dell’ennesimo tentativo di mettere pressione sul Governo di Teheran, in uno scenario in cui gli Stati Uniti si trovano ad affrontare i difficili negoziati commerciali con la Cina (partner degli iraniani) e la risposta russa e cinese al tentativo americano di un regime change in Venezuela? Chissà. A preoccupare, però, è la decisione del ministero della Difesa spagnolo che, due giorni fa, ha comunicato di aver ritirato la fregata la fregata Mendez Nunez dal gruppo da battaglia della portaerei USS Abraham Lincoln, diretta verso lo stretto di Hormuz, poiché la nave spagnola “si era unita a questo gruppo da battaglia per delle esercitazioni, non è prevista da parte di Madrid nessuna possibilità di scontro o azione bellica”. Insomma, c’è davvero poco di cui stare tranquilli…

Perché se da un lato c’è chi, nell’Amministrazione USA, potrebbe non volere il conflitto, così come non lo vuole sostanzialmente nessuno in giro per il mondo (dalla Russia, alla Cina fino all’Europa), dall’altro sembra proprio che qualcuno stia lavorando nella direzione opposta. Chi? Forse ha ragione Zarif nel sostenere che esista una sorta di “squadra B” nello staff presidenziale e, allo stesso modo, non sono casuali le tempistiche di queste nuove tensioni. Tornate a crescere, guarda caso, dopo la vittoria elettorale, in Israele, del “falco” Netanyahu…

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