1526910719-mike-pompeo-gettyDopo i bisticci, le strade di Turchia e Stati Uniti stanno per incrociarsi nuovamente. Sulla Siria. Su Idlib, in particolare. Nella parte nord-occidentale del paese mediorientale è in atto lo scontro decisivo tra le forze governative, decise a conservare, dopo nove anni di guerra, l’integrità territoriale e i ribelli filo-turchi, decisi a preservare il controllo della zona.

Una preoccupazione, quest’ultima, condivisa anche dagli Stati Uniti che, pur avendo inscenato lo scorso anno un ritiro delle truppe dal teatro siriano, non hanno ovviamente la minima intenzione di garantire al presidente Bashar Al Assad (e ai suoi alleati principali: Russia e Iran) la vittoria finale di un conflitto che doveva servire, tra le altre cose, a erodere la presenza russa in Medio Oriente (giova ricordare una volta di più la presenza, proprio in Siria, della base navale di Tartus, unico avamposto russo nel Mediterraneo dai tempi dell’URSS).

E, così, dopo aver litigato prevalentemente sulla fornitura, da parte del Cremlino, del sistema di contraerea S400 ad Ankara, ora Washington, dopo che gli stessi dirigenti turchi hanno ipotizzato l’acquisto del sistema americano rivale dell’S400, il Patriot, sfrutta a proprio vantaggio la situazione di estrema tensione relativa a Idlib, offrendo il proprio supporto al presidente turco Erdogan e ipotizzando addirittura una operazione militare congiunta. Che, evidentemente, sarebbe un’operazione rivolta contro l’esercito regolare siriano. Che, dunque, aprirebbe a una situazione di vera e propria guerra aperta tra gli USA e la Siria.

“Come avevamo già detto numerose volte, il regime (siriano, ndr) non otterrà una vittoria militare. L’offensiva, lanciata dalle forze del regime, solo aumenta la possibilità del conflitto con il nostro alleato della NATO, la Turchia. La soluzione al problema è il cessate il fuoco costante e le trattative in conformità con la risoluzione 2254 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Come dichiarato dal presidente Trump, noi siamo in contatto con la Turchia, ed ora stiamo valutando quali misure possiamo intraprendere insieme”, ha dichiarato al proposito il segretario di stato americano Mike Pompeo.

“Tutte le proposte di cessate il fuoco sono state annientate da Assad, russi e iraniani. Tutti gli sforzi delle Nazioni Unite per convocare un comitato costituzionale sono stati sovvertiti da queste tre parti”, ha poi aggiunto Pompeo.

Dopo l’eliminazione del generale iraniano Qassem Soleimani, l’Amministrazione Trump conferma quindi il proprio approccio estremamente aggressivo nei confronti dei paesi storicamente oppositori di Washington. Tanto da valutare apertamente un intervento armato sul territorio di quello che è, a tutti gli effetti, uno stato sovrano… Ma davvero è ancora possibile identificare l’Occidente come un consesso di paladini della pace?

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