covidIn molti hanno recentemente letto dello studio di alcuni ricercatori cinesi, tra cui una nota virologa del National Biosafety Laboratory di Wuhan, Shi Zengli, pubblicato nel novembre 2015 dal magazine Nature Medicine e di cui, in Italia, aveva dato notizia la rubrica scientifica del Tg3, Leonardo. Nonostante le smentite della RAI, che ha specificato come quella ricerca nulla avesse a che fare con l’attuale Covid-19, il fatto che l‘articolo pubblicato da Nature, dal titolo “Un gruppo simile alla SARS di coronavirus di pipistrello mostra il potenziale per un’emergenza umana”, riguardasse la creazione in laboratorio di un virus “chimera”, generato dall’incrocio tra il virus della SARS (sindrome respiratoria acuta grave) e altre tipologie di coronavirus da pipistrello ha ovviamente destato molta impressione.

Un curioso scritto, in proposito, è apparso sul sito statunitense Veterans Today, rivista online di analisi geopolitica “non allineata” e, a onor del vero, spesso ricca di articoli complottisti, a firma di Gordon Duff. Questi ha riportato come la creazione del virus chimerico narrata, in Italia, da Leonardo e raccontata prevalentemente come una “ricerca cinese“, sia in realtà stata finanziata dall’USAID, l’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale, oltre che da una ONG multinazionale con sede a New York denominata EcoHealh Alliance.

In questo caso, però, non si tratta certamente di una fantasia da teorici del complotto. A rivelarlo, in calce all’articolo di Nature, sono infatti stati gli stessi ricercatori con una nota che dice, testualmente: “Nella versione di questo articolo inizialmente pubblicata online, gli autori hanno omesso di riconoscere una fonte di finanziamento, il finanziamento USAID-EPT-PREDICT da EcoHealth Alliance, a Z.-L.S. L’errore è stato corretto per le versioni di stampa, PDF e HTML di questo articolo”.

Apprendiamo inoltre dal testo di Duff (ma anche dallo stesso studio pubblicato su Nature) come la famigerata ricerca non si sia svolta solamente nel laboratorio di biosicurezza 4 di Wuhan, città simbolo della pandemia globale in corso, ma anche nei laboratori di biosicurezza 3 di Chapel Hill, della North Carolina University.

Ma le curiosità non finiscono qui. Nell’articolo pubblicato su Nature si spiega testualmente come la ricerca sia proseguita nonostante lo stop imposto, nell’ottobre del 2014, dal Governo statunitense alle ricerche sul “guadagno di funzione” (ovvero, sintetizzando ai minimi termini, sull’accrescimento del potenziale aggressivo, con finalità non solo scientifiche ma anche militari) relative a virus influenzali SARS e MERS. Tale blocco dei finanziamenti, non impattò però sul finanziamento destinato alla ricerca di Wuhan e Chapel Hill, il cui proseguimento fu approvato dal National Institute of Health statunitense.

La ricerca “cinese” sul virus che molti hanno (erroneamente?) associato all’attuale Coronavirus, dunque, non era cinese, ma prevalentemente americana. Un dato forse non determinante, certo. Ma senza dubbio interessante per comprendere quanto la narrazione di una notizia possa essere più importante, a volte, della notizia stessa…

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