benito-mussoliniIn principio era il politburo della Boldrinova. Ella, prima di abbracciare la Chiesa, incontrando la parola di Monsignor Galantino, divenendo così la Santa patrona dei voti e deliparaculi e prima di buttare giù obelischi, ebbe la visione di mutar l’italico idioma affinché fosse rispettoso della donna: non più presidente bensì presidentA, non più avvocato bensì avvocatA. Non più cazzaro bensì cazzarA

In questo cacciucco istituzionale, si fa fatica a distinguere i tratti. Come si fa a riconoscere in Alfano un Ministro dell’Interno ma, soprattutto, un uomo di destra, quantomeno, di centro destra? Lo stesso individuo che ha un criterio di giudizio paragonabile a quello di ultras del Feyenoord. Nello stesso giorno è stato capace di negare la grande amnistia chiesta da Papa Francescopoiché gli sgherri sono sgherri ed è giusto che paghino e, al contempo, di disconoscere come invasione la pacifica traversata di giusto qualche migliaio di individui: “Siamo 60 milioni di italiani in 8mila Comuni e ospitiamo 94mila profughi […] basta fare una divisione e vi renderete conto che non si tratta di un’invasione” e poi per carità: “Stiamo inseminando l’Europa del virus e del germe del razzismo e della xenofobia”.

Ma Angelino, nome in codice Alf-ano, la cui legislatura da Ministro verrà ricordata come una di quelle in cui le Forze dell’Ordine e, talvolta, l’ordine pubblico hanno sofferto come dopo l’8 settembre 1943, non è l’unico caso di questa confusione visiva e neuronale.

Per fortuna il nostro cervello non è scemo, forse ancora non del tutto. Così, quando non sa distinguere bene i tratti, non riesce ad individuare un’immagine nitida, dona una conformità riconoscibile alle forme capace di generare, alla luce della nostra coscienza e quindi sottoponibile alla nostra volontà, una struttura ordinata, per mezzo della pareidolia. Tramite essa, Alfano sembra un politico, Renzi un Presidente del Consiglio e via scorrendo. Insomma, con questa escamotage, si uniscono i punti e si trova il soggetto.

Eppure non sempre i punti si uniscono. Qualcosa sfugge anche alla potenza del nostro cerebro. Forse, nel nostro Paese, funziona solo con le figure e non con le idee. Potremmo riuscire a riconoscere in Alfano un Ministro, in Renzi un Premier, in Giulia Innocenzi un’impiegata delle Poste, ma qualcosa ci sfugge. Ad esempio. Come spiegarsi che tutto ciò che non si uniforma al volere del Sacro Ordine delle Sinistre, a cui si accede senza essere eletti, sia fascismo?

Ma il fascismo, e soprattutto i fascisti, non erano un’altra cosa? Non vivevano di luce, visione e concezione propria?

Ed ancora: ciò che non si conforma all’egemonico volere dei sinistri è fascismo – infilato ovunque, in piena diarrea linguistica – volutamente inteso e da combattere realmente, proprio come fanno i nonnini nelle sezioni dell’ANPI travignetta-su-laura-boldrini un bianco ed un burraco (yeahhh!), quindi non solo come termine dispregiativo, e quello che costituisce l’interruzione democratica perpetrata per mano di Messer LoRenzi il Magnifico, Signore d’Italia, i silenzi imposti, gli uomini giammai eletti, i bavagli, le boldrinate, l’invito al silenzio ed alla multi etnicità obbligata, l’accesso forzato ad una modernità linguistica (vedasi il gruppo di esperti con il compito di sensibilizzare la società sull’uso corretto della lingua italiana in un’ottica rispettosa di entrambi i generi istituito dal Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, per cui onorevolA, presidentA e avvocatA sono conquiste civili) morale, invasiva e massificante, snaturante e con effetti reali come l’idea, tra le altre, che “il sesso biologico sia solo un invenzione dei benpensanti“, non costituiscono, forse, l’incipit di un regime o qualcosa che gli somiglia?

Ecco, tappare la bocca a Giorgia Meloni – che si è espressa nei limiti di legge sull’immigrazione in maniera critica –  è proprio ciò che ci voleva per tirar su confusione su chi siano i nuovi e i vecchi fasci.

Comunque vada, tutti figli di Niccolò Machiavelli e Francesco d’Assisi in questi ultimi anni, eh? Ma sant’iddio, tanto per restare in tema. Potrete tappare la bocca alla perspicace e forzuta leader di FdI-An, magari solo in virtù degli sterili echi della legge Mancino – poi vengono ad indottrinare sulla salvifica ed urgente apertura dei costumi e sulla frantumazione del residuo conservatorismo e senso nazionale poiché pieno di muffe come neanche il brie che è in quell’angolo del frigo dal Novembre ’85 – certamente, non si potrà far finta di non sentire il drammatico fragore che il fenomeno dell’immigrazione sta proiettando in Italì.

Allora aspetta, un aiuto a capire ci arriva anche dalla saggezza letteraria: “In Italia i fascisti si dividono in due categorie: i fascisti e gli antifascisti”. Ennio Flaiano di ragione ne aveva da vendere. Avanguardista.

L’aveva colto in anticipo il vizietto made in Italì. Con una mano prendo, con l’altra tolgo o, al limite, distraggo chi mi rimprovera di prendere, indicandogli qualche capro espiatorio fresco di giornata.

Insomma tra fascisti e antifascisti sorgono un paio di certezze:

Chi sono i fascisti (oggi)?

Che colore hanno?

Sarebbe più appropriato chiamarli sFascisti, eventualmente?

Signori, il quesito è importante: potrebbe valere dell’esistenza dell’ANPI e di tutti coloro che, nei meandri delle sinistre, urlano ancora oggi all’antifascismo come risorsa, questa sì con la muffa alta tre centimetri,come garanzia costituzionale e di libertà. Minchia.

E poi lo Stato. In queste condizioni mai definizione fu più giusta: stato, passato, trascorso. Defunto.

A proposito di (ciò che è) Stato, per riassumere la questione specifica. L’istituzione, per eccellenza, che con toni fascisti, dice ad una “fascista” di non fare la fascista per evitare il ricadere in situazioni potenzialmente fasciste atte ad essere debellate dal famigerato UNAR. E ora, per pietà, l’UNAR, cos’è? Un Nome Alquanto Rassicurante, eh già.

Allora lo vedete, cari progressisti assaltatori, che non conviene allargare troppo le maglie dei significati per regalare maggiori garanzie a tutti? Lo vedete che non conviene ingrandire la rete delle concezioni etiche, reinterpretando i confini, assottigliandoli a tal punto da farli quasi svanire se non addirittura, invertendone i significati? Si rischia di far passare Salvini per un uomo di destra, magari di destra sociale e poi, non conviene perché potreste caderci anche voi, magari passando per fascisti.

Di quel fascismo, quello vero, in fondo non è stato preso nulla. Non l’umanesimo del lavoro né lo Stato sociale. Non la partecipazione verticale all’istituzione, né il senso di ordine, di etica pubblica, di disciplina educativa, solo il vizietto di regime, come ricorda sarcasticamente proprio la Meloni: “siamo alle prove generali di regime: prima ci hanno tolto il diritto di voto, adesso ci vogliono togliere il diritto di parola”.

Pareidolia, aiutaci tu.

Su Twitter: @emanuelericucci

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