Ma sono l’unico ad essersi rotto un po’ le palle?

La Francia bombarda l’Isis. Noi ci bombardiamo d’angoscia.

Aggiornamenti continui, uno ogni due minuti, ti ricordano che potrebbe arrivarti addosso una pallottola di AK47, che qualcosa potrebbe saltare per aria. Inviati, collegamenti, ricostruzioni, news. Urla, strilli. Poi ancora mappe, titoli, sottotitoli, breaking news. Opinioni, opinioni, opinioni di esperti di tattica militare, di politologi, di scienzoidi. Tempi da riempire. Soluzioni reali, immaginifiche. Mistificazione totale. Bar. Milano, zona Porta Genova. Esci pensando a quando giocavi all’asilo con gli amichetti in pantaloncini, torni con rinnovato terrore addosso: per sbaglio la tv era accesa, non per sbaglio, ogni canale, continuava a ricordare che: un terrorista è in fuga, che forse è in Italia al confine, che il mondo sta per finire, che Nostradamus l’aveva detto e che Oriana Fallaci l’aveva scritto in lungo, in largo ed anche in 3D.

La litania dell’ipocrisia: prendo un caffè, tv accesa, dramma in diretta, vado in palestra, tv accesa, dramma in diretta; quasi quasi mi vado a tagliare i capelli, poi vado a fare un giro nelle fogne: tv accesa, dramma in diretta.

Basta, per favore. Basta davvero. Basterebbe spegnere la tv? Certo che no. Non siamo più noi ad accogliere l’informazione come completamento del nostro essere vivi ed in società; è l’informazione che ci viene a scovare ovunque, ti viene a prendere.

La psicosi. Quella che, comunque, dopo vittime e sparatorie innocenti, ci ‘può stare’.

Esplode palazzina a Milazzo, il Gabibbo cambia colore dopo venticinque anni, la casa del Grande Fratello è in fiamme. Una cosa accade, poi deve essere comunicata. Qui si rafforza il delirio.

Quest’Europa sclericata, senza più rettitudine morale e valoriale, malata di Alzheimer ed eiaculazione precoce – vale la pena ricordarlo, sempre – preconfezionata e prossima alla scadenza, impacchettata nel pensiero unico, nella massificazione del sentimento, anche il più istintivo, nella tragedia fa ‘ridere’ con amarezza. Fa ‘ridere’ nervosamente, come un tic prima dell’esame alla prostata. Pare la figlia sciocchina di qualche imprenditore pluricornuto accontenta-amanti.

Allora se da un lato prendere un treno, un treno, in questi giorni, è come sentirsi ricercato dall’Fbi o avere scritto in fronte “coglionella”, tanto ti guardano tutti, tutti guardano tutto e tutti, dall’altro ciò che è snervante, ciò che è massacrante, ciò che è terribilmente brutale è come questo disastro di ipocrisia, pallottole, confusione spiritual/geografica venga comunicato: la cucchiaiata d’ansia ogni cinque minuti. Ora, passi il marketing, passi la competizione da auditel, passi la completezza del servizio ma basta.

Terrorismo al contrario. Si badi bene, non armato, né pericoloso. Senza un sudicio barbone nero minaccioso. Sempre civile e di servizio. Sì, un terrorismo di servizio. Sai che goduria nell’offrire un costante senso di panico, mamma mia.

Intanto noi ‘siamo’ per ricordarci che esistiamo: siamo Charlie, francesi, ma non russi o italiani che ricordano altri italiani di cento anni fa, o armeni nel centenario del primo grande genocidio europeo; ‘siamo’ per esprimere quell’appartenenza che ci manca tanto e che con una forzatura incredibile, il pensiero unico c’ha scippato. Va a finire che ‘siamo’ sempre ciò che non siamo, ciò che alla fine non ci sarebbe interessato essere. Siamo tante cose a comando, a richiesta, come le fermate del bus. Se ci fosse stata coerenza nell’essere, se avessimo ‘continuato ad ‘essere’…

Mentre noi ‘siamo’ bandierine francesi su un profilo virtuale, quei disgraziati profeti della devastazione aspettano il momento giusto, nel frattempo veniamo completamente ricoperti da un conato di continuo allarmismo, in piena bulimia isterica di informazione. Neanche a rigor di logica, evidentemente, si capisce che i cittadini europei, italiani compresi, vivono già in un regime di continua angoscia, dove camminare in città equivale a sentirsi bersaglio, tanto vale la pena tenerli calmi, grazie al Cielo; ed invece no, neanche questo. Le città devono aprire, la vita deve proseguire ma con il guinzaglio in diretta non ti puoi mai troppo allontanare dal terrore, mai, neanche mentre fai l’amore, dunque almeno lì conviene spegnere la tv e questo mi pare anche banale.

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