Metaforicamente un’arma impropria. Se la bugia ha le gambe corte, la calunnia le ha lunghe, talmente lunghe da zampettare allegramente tra le epoche, di bocca in bocca, generando figli ciechi allevati nell’odio. La calunnia si allunga e striscia nel tempo, proiettando ombre, partorendo tra le più gravi forme d’ingiustizia sociale e personale. Un’arma impropria, giustappunto, usata nella storia per cancellare e sfigurare, strappare e dissimulare, mistificare. Talvolta scagliata dai vincitori contro i vinti, per soffocare, altre volte dai vinti contro i vincitori, per infangare.

Difficile potersi riabilitare dalla gogna. Non importa chi tu sia e quali virtù possegga, di chi tu sia figlio e di quali bontà siano i cinti i propositi della tua missione; se ti spetterà essere calunniato sarà tutto più difficile.

La calunnia sopravvive agli acidi del buon senso e della buona fede, incapaci, per quanto forti, di scrostarla dai sempiterni vizi umani; essa si radica, invece, e continua a mietere vittime, trovando habitat ideale per svilupparsi nelle società mai libere, schiave di moralismi distruttivi, politicamente corrette che dell’ipocrisia e del buonismo hanno fatto colonne portanti, proprio laddove aumenta la fragilità e il progresso è di regime. Lì, chi trascende paga, chi rompe paga, chi oltrepassa paga, nonostante possa essere una salvifica ribellione alla plastica, poco importa. I batteri, i virgulti della calunnia crescono e si rafforzano nel pregiudizio, nell’ignoranza, nella fretta e nella superficialità, nell’insicurezza di chi la brandisce con lucidità, nella paura, di fronte a volti con gli occhi chiusi e la bocca sempre troppo aperta.

Tra tutti i personaggi che hanno attraversato le follie ed i volteggi della storia, forse, chi ne ha più subìto gli effetti è stato Nerone, l’imperatore rock che tutto poté fare, tranne bruciare Roma. “Nerone fu l’unico imperatore chitarrista (la cetra equivaleva alla chitarra di oggi), cantautore, poeta, attore che fece delle arti sceniche nell’Impero un appuntamento culturale e di incontro tra il popolo e le aristocrazie. Tentò una rivoluzione culturale portando il teatro, la musica e la danza, considerate fino a quel momento una cosa per cortigiani buffoni e giullari, nel costume della nobiltà romana. Malgrado questo la storiografia ‘ufficiale’ ce lo restituisce, grazie a veri e propri dossier sulle sue sregolatezze sessuali e mentali, come il folle che bruciò Roma”, con questa onesta e pacata lucidità ce ne parla Edoardo Sylos Labini, attore, regista ed autore teatrale, direttore de Il Giornale OFF. Labini è Nerone al Teatro Quirino di Roma, fino al 31 gennaio, in “Nerone. 2000 anni di calunnie”, tratto dall’omonimo saggio di Massimo Fini, con la drammaturgia di Angelo Crespi. Un cast d’eccezione: da Sebastiano Tringali (Seneca), grande veterano della scena italiana, a Giancarlo Condè (Fenio Rufo) e Gualtiero Scola (Otone), da Dajana Roncione (nei panni di un’intensa e passionale Poppea) a Fiorella Rubino (Agrippina), con musiche originali di Paul Vallery.

Un mix atemporale, con la Roma imperiale sullo sfondo che si plasma con la modernità, un Nerone umanissimo ed un processo alla calunnia.

Grazie al consiglio di un grande scrittore come Pietrangelo Buttafuoco, mi sono imbattuto in uno straordinario saggio dal titolo Nerone, duemila anni di calunnie scritto da un’altra grande firma italiana, Massimo Fini. Nerone, da sempre, viene ricordato come una specie di Anticristo che bruciò Roma. In realtà fu un grandissimo imperatore che fece della capitale dell’Impero, nei suoi 14 anni di regno, un centro economico culturale senza eguali. La sua personalità megalomane, narcisista e visionaria creò subito malumori nelle lobby economiche e intellettuali del tempo che lo osteggiarono con ogni mezzo fino a spingerlo al suicidio

Lo spettacolo,  che sta registrando un successo di pubblico, riporta nitidamente ad un quesito amletico: chi ha bruciato Roma? Chi lo fatto davvero? Chi è il colpevole agli occhi della storia e chi a quelli delle coscienze? I Senatori, l’ingordigia, la tecnica, l’arrivismo, l’usura e il denaro, gli intrighi? No, sicuramente Nerone…

“Nerone ha bruciato Roma, ha ucciso la madre, la moglie, il fratello, è l’anticristo, ama il popolo il pazzo! Ci rovina tutti”

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