Io sto con la Polizia.
download (5)L’ennesima carica sotto all’impietoso sole d’agosto. Il peso della dotazione, il casco, il gilet tattico. L’ennesimo giorno di riposo settimanale negato. La fatica si accumula sulle spalle dei cinquantatre anni. Picchi di dieci ore di straordinario, post servizio, al giorno. Anche dieci ore continuative al giorno. Agenti totalmente debilitati.
Inutile girarsi dall’altra parte quando a rivelare tutto questo, con un’impietosa cronaca del dramma, è Gianni Tonelli, segretario del Sap – uno dei principali sindacati di Polizia -. Diego Turra, VI Reparto Mobile di Genova, 53 anni, all’ennesima chiamata alla carica del dirigente di PS, si è accasciato, probabilmente su qualche collega, prima di morire d’infarto. L’ultima cosa che ha visto, prima che i suoi occhi incontrassero l’asfalto, sono state le facce di qualche migrante o di un figlio di buona famiglia che gioca a fare la rivoluzione dall’altra parte della barricata. Un tonfo a terra, poi il nulla. A 53 anni a sedare tafferugli perché lo Stato, di cui porti l’indegno nome sulla divisa, non assume nuovi colleghi, perché questo Governo, casuale, disastroso e contraddittorio, non si preoccupa minimamente di mettere a rischio gli agenti. Il turnover fermo al 55% e le carenze di organico nelle Forze di polizia (45mila di cui 17mila solo nella Polizia di stato) fanno sì che i poliziotti, sempre più anziani, siano chiamati a svolgere attività sempre più dure, con turnazioni massacranti, per ore e ore sotto il sole cocente e senza la minima tutela. Non solo. Ogni giorno 3mila agenti vengono distolti dal controllo del territorio per gestire l’emergenza migranti, così come osserva Sergio Rame proprio sul Giornale, analizzando. Ancora per strada, ancora sulla strada, come i ragazzini che escono dalle caserme di Fanteria. Morire d’infarto per la fatica, per fermare la forza imponente di un ventenne assetato di un odio vuoto, sterile, figlio della peggior razza di borghesiuccia di provincia, della noia, di una rivoluzione inutile, falsa, fatta con i soldi di papà architetto; il cui silenzio, nelle brevi e frigide cene in famiglia, viene pagato con il vizio. Nessuna sottocultura. No borders, senza confini ma ben armati, strano modo di fare la rivoluzione della pace, in solidarietà con le “persone in viaggio”, come loro chiamano i migranti. Mazze e coltelli sono stati trovati addosso ad alcuni “sottoumani” proprio mentre si accingevano nella giornata di ieri, a inscenare un piccolo corteo di protesta, dopo che un altro era stato ufficialmente annullato dagli stessi No borders. Com’è il loro slogan? Siamo tutti clandestini, senza confini. Bene, allora, in coerenza con quanto chiesto, perché non privarli del peso della nazionalità, a questo punto. A 53 anni, in divisa, amato dai colleghi. Morire d’infarto, ancora sulla strada, con la fondina lisa e gli straordinari pagati in ritardo di due mesi. Non solo al Reparto Mobile ma anche in altri settori della Polizia di Stato, dalla Digos alla Squadra Mobile, fino alle Volanti, quindi anche, e soprattutto, nei settori più operativi, dove la prontezza dell’età, indubbiamente, le spalle robuste e libere dal peso di anni di servizio, possono fare la differenza e salvarti la vita.

Io sto con la Polizia, sto con i nuovi deboli. Io sto con la Polizia e condanno la pseudo rivoluzione infantile ed infame di chi dice di essere con i giusti e con il popolo ma succhia il latte dal capezzolo della peggior borghesia buonista e provinciale. Chiedo leggi speciali per il contrasto alla violenza dei centri sociali, prorompente, specie negli ultimi anni; violenza oggi indirizzata a sobillare i migranti, per creare gratuitamente disordine, domani a lanciare un estintore o a tirare calci sull’agente rimasto solo, rimasto indietro e fermo per terra. Dopo domani, lo stronzetto rivoluzionario, magari, lo trovi a chiedere a papà di pagare l’avvocato, in lacrime per paura delle sbarre, perché mentre spaccava una vetrina s’è beccato due manganellate in testa ed è stato arrestato.

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