Papa Francesco è in Albania, a rendere omaggio a una delle comunità cristiane più oltraggiate nella storia del ‘900. Qui, nella terra delle aquile, dal 1946 al 1990 prese forma una dei più allucinanti sistemi di oppressione anticristiana che il mondo ricordi: il regime comunista albanese. Lo racconta un libro straordinario, che andrebbe fatto leggere nelle nostre scuole: “Il sangue di Abele”, di Padre Zef Pllumi, francescano eroico sopravvissuto alla persecuzione. Il libro è una cruda testimonianza di come fu messa in piedi una fabbrica della follia e dell’orrore sotto forma di sistema sociale; è la storia di crimini, torture, massacri contro uomini e donne inermi; è la storia di un’offesa imperdonabile compiuta ai danni di un popolo orgoglioso e alla sua storia.
Gli albanesi, che avevano difeso la loro identità contro i turchi, che avevano difeso la loro libertà contro i serbi, che non si erano piegati all’occupazione fascista e nazista, furono devastati dal regime appoggiato dai partigiani comunisti di Stalin e di Tito. Gli stessi che, negli anni in cui padre Zef fu rinchiuso nel gulag di Beden, provvedevano alla pulizia etnica degli italiani in Istria e Dalmazia con l’aiuto e la complicità dei partigiani italiani.
“La rivoluzione proletaria – scrive Padre Zef – fu ufficialmente definita come l’ultima tappa dello sviluppo sociale della storia dell’umanità. Ma non fu altro che un devastante terremoto (…) un terremoto però provocato dagli uomini. Tutti coloro che pensavano di contrastarlo erano condannati a morte. Quelli che non lo accettarono pagarono il loro tributo di sangue, mentre quelli che lo accettarono e si sottomisero furono condannati a vivere in prigionia”.
Questo terremoto non solo ridusse in macerie una nazione e schiacciò sotto i suoi crolli uomini e donne, ma li costrinse a vivere per decenni seppelliti vivi al mondo, nella speranza che soccorritori arrivassero o che un filo di luce s’insinuasse nel buio di quelle rovine.
Il regime comunista albanese fu il primo ad inserire l’ateismo di Stato nella propria Costituzione, condannando così alla persecuzione migliaia di fedeli e di sacerdoti. La nazione che donò al mondo Madre Teresa di Calcutta fu la nazione che più di ogni altra perseguitò la fede cattolica e l’identità cristiana.
Nel gulag di Beden, dove “l’uomo non era più un uomo ma uno strumento di lavoro”, le croci di filo spinato, a cui venivano appesi i prigionieri accusati di non lavorare, rimangono una delle immagini più crudeli della storia del comunismo, il simbolo di un orrore che dobbiamo avere il coraggio di non dimenticare.
Zef Pllumi, allora giovane francescano, nonostante le persecuzioni volle tornare nel suo convento per essere ordinato sacerdote, rispondere alla sua vocazione e rispettare il suo voto, sapendo che il suo destino, come quello di ogni sacerdote cattolico, sarebbe stato segnato. Tra le rovine di una Chiesa perseguitata e impaurita, il giovane Zef fu accolto dal Padre Superiore che gli intimò di andarsene e di salvarsi: “ti ordino di vivere per testimoniare!”. Zef disobbedì, rimase, e dopo 23 anni di prigionia e torture è sopravvissuto; e ha testimoniato. Per gli albanesi e per tutti noi.

Oggi, di fronte alle persecuzioni dei cristiani in tutto il mondo islamico, noi dobbiamo affermare che comunismo e jihadismo sono due volti di una stessa medaglia. L’ideologia che negava Dio e la religione che trasforma Dio in un macellaio perseguono lo stesso desiderio di schiavitù, la stessa follia che nega l’uomo e la sua libertà. Non è un caso che, per i jihadisti, il cristiano sia un nemico da sopprimere come lo era per i comunisti. La fede in Cristo è speranza, ed entrambi devono uccidere proprio quella. L’annuncio del Dio che si fa uomo, che entra nella storia e lo  libera sconfiggendo la morte, è “scandalo e stoltezza” già dai tempi di San Paolo.
Questo lembo di Occidente, che ormai non crede più a nulla e che vive la sua libertà conquistata come un atto scontato, ricordi quella croce che da duemila anni ci dice che l’uomo non è schiavo di Dio, ma sua immagine e somiglianza. Ricordi che l’identità cristiana è il fondamento della libertà per chi crede e per chi non crede. L’Occidente, difendendo quella croce, difenderà se stesso dai suoi nemici: i fantasmi di ieri e gli incubi di oggi.

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