PIÙ STATO O MENO STATO?
Il dibattito a sinistra è attraversato da una domanda surreale: occorre più Stato o meno Stato? Qualche giorno fa Massimo D’Alema è stato categorico: intervistato dal Corriere della Sera ha detto che bisogna “riscoprire il ruolo dello Stato come forza propulsiva dello sviluppo”.
Di questi tempi, davanti alla dimensione mostruosa e inefficace della “mano pubblica”, chiedere più Stato per uscire dalla crisi è come pensare di rendere sobrio un alcolizzato dandogli più alcool.
La realtà è che lo Stato è troppo presente e asfissiante con la sua burocrazia, con i suoi costi, con un’oppressione fiscale che rasenta l’estorsione.
La sinistra che si vanta di leggere Stiglitz, Krugman e Mariana Mazzuccato (l’economista autrice de “Lo Stato innovatore”, la nuova Bibbia dei neo-statalisti), non ha mai letto Ernst Jünger e quindi non riesce a comprendere la nuova natura dello Stato nel tempo del dominio della Tecnica: la sua trasformazione definitiva in uno spazio di coercizione e di controllo delle libertà (economiche, individuali, comunitarie) dominato da élites tecnocratiche.
Specchio di questa deriva è proprio l’Europa di Bruxelles, l’esperimento contro natura costruito in laboratorio. L’Ue è un mix di centralismo burocratico e di tecnocrazia finanziaria che incarna perfettamente la dimensione ossessiva e illiberale dello Stato moderno. Una sorta di socialismo bancario che per vivere si alimenta divorando la nostra produzione e il nostro lavoro. Lo Stato (tecnocratico) non è la soluzione, ma il problema.

UN DOPPIO SHOCK
Per uscire dalla crisi non occorre più Stato ma ripensare il rapporto tra Stato e individuo per far saltare in aria l’ingranaggio del sistema-debito, l’imbroglio con il quale ci stanno schiavizzando.
E allora, invece di pensare allo Stato, pensiamo a produrre un doppio shock: fiscale e monetario. Il primo necessario ad un livello interno, nazionale. Il secondo necessario ad un livello esterno, europeo.
Lo shock fiscale si chiama Flat Tax o tassa forfettaria (ne abbiamo parlato mesi fa in questo articolo e qualche giorno in questa intervista ad Alvin Rabushka); semplificando, è l’introduzione di un’unica aliquota d’imposta uguale per tutti i contribuenti indipendentemente dal loro reddito. Si basa su un principio elementare e collaudato: riducendo le tasse e semplificando il sistema diminuisce l’evasione fiscale e aumentano le entrate tributarie per lo Stato (appunto!). La Flat Tax era parte integrante del programma di Forza Italia del 1994 studiato da Antonio Martino. Rilanciata con forza da Salvini e dalla Lega e recentemente da Berlusconi, può essere la base di una piattaforma comune del centro-destra.
Lo shock monetario si chiama “Quantitative easing for the people” (anche di questo abbiamo parlato in questo articolo e in quest’altro): vale a dire imporre alla Bce di stampare moneta e darla direttamente ai cittadini europei senza passare per il sistema bancario. Molti economisti di destra e di sinistra pensano sia l’unica soluzione per rilanciare l’economia in una fase di deflazione e svincolare la crescita dalla dipendenza dalla finanza.
Se Draghi immettesse nel mercato gli stessi 1000 miliardi di euro immessi nel 2011, consegnandoli ai 500 milioni di cittadini europei, ogni uomo, donna e bambino avrebbero 2000 euro a disposizione; un nucleo familiare di 4 persone potrebbe contare su 8 mila euro per acquistare beni (rilanciando i consumi), abbassare la propria esposizone debitoria (mutui, prestiti) o investire.
Il Qep non ha nulla a che vedere con il “reddito di cittadinanza”, quella specie di elemosina redistributiva e statalista pensata dalla sinistra; piuttosto è la realizzazione del famoso “elicottero carico di banconote” che Milton Friedman immaginava di scaricare sulle città, nei cicli recessivi.

I due shock pongono il problema dello Stato in un ottica sensata.
Lo shock fiscale serve a riequilibrare il rapporto tra Stato e individuo, oggi completamente sbilanciato a favore del primo che ha imposto un dominio su tutti noi trasformandoci da cittadini in sudditi.
Lo shock monetario serve a recuperare il principio fondamentale della sovranità monetaria, abolendo la truffa della moneta-debito e spiegando, una volta per tutte, che essa non è proprietà delle banche ma dei cittadini.
In pratica, non serve più Stato, ma più libertà.

Su Twitter: @GiampaoloRossi

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