“Rubano tutti, d’accordo, ma a destra molto di più”. La frase, lapidaria e carica di una certezza arrogante, fu scritta da Curzio Maltese, uno degli intellettuali che riempie le pagine di Repubblica dispensando quel senso superiorità antropologica che la sinistra dei salotti e delle redazioni coltiva da sempre.
Era il 2012 ed era appena scoppiato lo scandalo Fiorito, quello dei rimborsi gonfiati alla Regione Lazio. Di lì a poco le inchieste si allargarono ad altre regioni governate dal centrodestra (Lombardia, Campania, Calabria) anche se coinvolsero consiglieri di tutti gli schieramenti politici, compresi quelli del Pd, di Sel e del partito di Di Pietro. Curzio Maltese regalò uno dei suoi pezzi più memorabili spiegando come la destra riflettesse “l’antropologia di una classe dirigente ignorante, pacchiana e soprattutto ladra”.
Eppure, in quei giorni erano scoppiati casi altrettanto eclatanti come quello di Lusi, il deputato di centrosinistra tesoriere del partito di Francesco Rutelli accusato di aver sottratto milioni di euro di rimborsi elettorali (e per questo poi condannato a 8 anni per appropriazione indebita e a restituire 23 milioni di euro allo Stato); o quello della vedova Fortugno, (al secolo Maria Grazia Laganà, deputata del Pd) condannata a due anni di reclusione per truffa e abuso.
Poi, quando lo scandalo dei rimborsi scoppiò devastante in Emilia Romagna, coinvolgendo interamente la sinistra del potente governatore Errani (che poco tempo sarà costretto a dimettersi per un’altra condanna), Curzio Maltese non scrisse nulla; i suoi occhialini da intellettuale impegnato si erano improvvisamente appannati; o forse, agli occhi degli “antropologicamente superiori”, la consigliera regionale del Pd accusata di aver utilizzato soldi pubblici per comprarsi un sex toy doveva apparire molto più colta, raffinata e onesta del Batman della Ciociaria. Persino lo scandalo del Monte dei Paschi di Siena che ha scosso una delle roccaforti del potere rosso in Toscana, colse distratti i grandi moralisti “della corruzione degli altri”.
La realtà è che la sinistra non riesce a mettere in discussione la sua pretesa superiorità antropologica, la sua certezza di essere la parte migliore del Paese anche quando l’evidenza mostra il contrario. È un tic nervoso che i post comunisti hanno da quando erano comunisti. Da quando Enrico Berlinguer pose la questione morale con la solita doppia morale: condannando i partiti governativi che occupavano lo Stato mentre il suo Pci lo occupava nello stesso modo (aziende pubbliche, enti di previdenza, banche, università, televisioni, giornali).

Oggi gli sviluppi dello scandalo di Mafia Capitale rischiano di colpire soprattutto questa idea irreale che la sinistra e i suoi intellettuali hanno di sé. Questo è il motivo per cui i grandi quotidiani hanno cercato di tenere sotto traccia il coinvolgimento della sinistra arrivando persino (come hanno fatto La Stampa e Repubblica i primi giorni) ad evitare accuratamente di pronunciare la parola “Pd” negli articoli relativi all’inchiesta.
Goffredo Bettini, l’uomo forte del Pci e poi del Pd a Roma, intervistato da Repubblica, ha detto che la Cooperativa 29 Giugno (il centro di smistamento del sistema corruttivo scoperto dai magistrati) “è stata fin dall’inizio un simbolo della sinistra”. Ha usato proprio la parola “simbolo”, svelando involontariamente la vera natura di un intreccio tra potere economico, politico e clientelare che la sinistra manteneva anche nella parentesi in cui è stata all’opposizione. Non a caso Bettini ha detto anche che il “Pd, non solo a Roma, ha raggiunto livelli preoccupanti di degrado”.
Se l’inchiesta di Mafia Capitale si dovesse allargare agli anni precedenti, potrebbero emergere realtà interessanti; perché la gestione di Alemanno a Roma è stato certo un capitolo “nero” della storia di questa città; ma un capitolo durato 5 anni di un libro che per 15 anni ha scritto la sinistra.

Magari la frase di Curzio Maltese secondo cui “rubano tutti, ma a destra molto di più” dovrà essere cambiata in: “rubano tutti, ma a sinistra molto meglio”. Forse in questo sono antropologicamente superiori.

Su Twitter: @GiampaoloRossi

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