scalfariL’OMELIA DEL PAPA LAICO
È una di quelle notizie inverosimili da scuola di giornalismo, tipo: uomo morde cane, oppure, banchiere presta soldi senza usura; insomma una di quelle storie che tu le leggi e dici: ohibò, ma la realtà si è rovesciata?
Domenica scorsa, Eugenio Scalfari, il guru della sinistra, l’uomo che parla solo con il Papa e con Dio quando non dà loro buca per eccesso di snobismo radical-chic, ha dato ragione a Berlusconi.
Nel suo solito editoriale su Repubblica, quella sorta di Dolce Euchessina settimanale con cui il nume titolare del partito/giornale di De Benedetti è solito purgare i suoi più affezionati militanti/lettori, ha scritto di pensarla come lui, come l’odiato nemico.
L’omelia domenicale di Scalfari è un cult dell’intellettualismo di sinistra, e rientra nella dieta con la quale i fedeli seguaci dell’antiberlusconismo teologico hanno trovato per anni le ragioni morali della loro battaglia quotidiana contro il Cavaliere Nero.
In genere l’editoriale di Scalfari è molto lungo, dispersivo e noioso. Quello di domenica non faceva eccezione: è partito da Cameron e dal risultato delle elezioni britanniche per arrivare all’Europa con annessa spataffiata elogiativa di Ciampi e Napolitano, “uomini che hanno dato il meglio di sé per il bene comune” (giuro ha scritto proprio così!); per poi concludere con Renzi passando per Napoleone, Churchill, Garibaldi, Mazzini, Fanfani e non ricordo chi altri.
Ma poi, alla fine, in un Post Scriptum, ha aggiunto quello che non ti aspetti: che sulla Russia e su Putin, Berlusconi ha ragione.

LA LETTERA DEL CAVALIERE
Scalfari si riferiva alla lettera che Silvio Berlusconi aveva scritto il giorno prima al Corriere della Sera, in relazione alla mancata partecipazione dei leader occidentali al 70emo anniversario della vittoria russa sul nazismo.
La lettera (che potete leggere qui) è stata per il Cavaliere l’occasione per ribadire le posizioni in politica estera e mostrare una visione geopolitica ed una lucidità di analisi raramente riscontrabili nel dibattito italiano e nella mediocrità che accompagna i servizievoli maggiordomi dell’occidentalismo dominante.

Berlusconi ha sostanzialmente spiegato, in linea con il realismo conservatore e liberale che in America appartiene a figure come Henry Kissinger e lontano dal fanatismo ideologico delle cricche affaristiche neo-con, il perché isolare Putin è un errore e perché l’Occidente dovrebbe aiutare la Russia ed il suo leader nello sforzo di evoluzione democratica e di integrazione con l’Europa.

La lettera di Berlusconi ha avuto un tale successo che persino al Corriere della Sera sono rimasti sbalorditi: il suo intervento è stato uno degli articoli di politica più letti di sempre, ripreso da analisti e rilanciato sui social da personaggi del tutto inaspettati.
La dimostrazione che quando Berlusconi sveste i panni del capo-branco di un partito alla deriva e veste quelli dello statista, la sua credibilità torna al di sopra delle miserie della politica italiana.

Ovviamente Scalfari non ha potuto dire sic et simpliciter: “Berlusconi ha ragione”, ma ha dovuto dire che alla base delle considerazioni del Cavaliere c’è “l’amicizia di dubbia qualità con Putin”. Ma la banalità giustificativa conta poco. Ciò che conta è che su un tema centrale per il futuro dell’Europa, alla fine abbia concluso ai suoi lettori/adepti per evitare crisi di panico: “non vi sembri strano ma anche io la penso così”.

L’ULTIMA POLITICA ESTERA
No, non è strano, anche perché (questo Scalfari non lo riconoscerà mai), la politica estera di Berlusconi è stato l’unico momento in cui questo paese ha avuto incisività di ruolo internazionale, visione strategica e cura degli interessi nazionali. E forse, proprio questo tentativo di dare all’Italia un ruolo autonomo rispetto ai padroni del mondo, è ciò che Berlusconi ha pagato nell’operazione di aggressione internazionale che il suo governo ha subito da parte di poteri internazionali e servi sciocchi nazionali soliti esecutori di volontà altrui.

In questi giorni Angela Merkel è a Mosca a fare proprio quello che Berlusconi auspicava nel suo intervento. È improbabile che la Cancelliera tedesca abbia letto l’editoriale di Scalfari (anche se lui sarebbe convinto di si). Più probabile che la sua azione diplomatica sia semplicemente dettata da quel buon senso realista che dovrebbe guidare ogni leader di nazione libera e indipendente.

Su Twitter: @GiampaoloRossi

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