russia 1UN DIVERSO GIUDIZIO
Se fosse confermato che l’aereo russo caduto sul Sinai è stato abbattuto da una bomba e che questa bomba, che ha causato 224 morti civili, è stata collocata dall’Isis, il giudizio dell’Occidente sull’intervento di Mosca in Siria dovrà cambiare radicalmente.

 Fino ad oggi i media occidentali ed analisti hanno raccontato due storie:

  1. Che la Russia starebbe in Siria non per combattere l’Isis ma per difendere il dittatore Assad dagli eroici “ribelli moderati” alleati degli Stati Uniti e portatori di una speranza di democrazia.
  2. Che l’intervento militare russo non starebbe scalfendo lo Stato Islamico ma anzi lo starebbe favorendo, andando a colpire i ribelli unico argine contro il dilagare dell’islamismo.

1) LA RUSSIA È IN SIRIA SOLO PER ASSAD?
Il primo punto contiene una verità ed una bugia.
La verità è che la Russia è in Siria per aiutare Assad. La Siria (come abbiamo già avuto modo di spiegare) è un alleato storico di Mosca dai tempi dell’Unione Sovietica; per certi versi l’unico vero alleato di Mosca in Medio Oriente. Nel momento in cui la guerra civile siriana è stata trasformata in un conflitto internazionale con la diretta ingerenza di Usa, Turchia e Arabia Saudita, è del tutto normale che Mosca sia intervenuta a fianco del suo alleato che, ricordiamolo, guida il governo legittimo.

La bugia è che Mosca non starebbe in Siria per combattere l’Isis.
Secondo le fonti dell’intelligence russa sono migliaia i foreign fighters provenienti dal Caucaso e inquadrati nell’esercito islamico: ceceni, georgiani, uzbeki, turkmeni, kazaki, combattenti particolarmente versatili e addestrati per le tecniche di guerriglia ma anche nelle operazioni in campo aperto proprie di un esercito regolare, tanto da formare le vere truppe di élite del Califfato. Soldati che esprimono anche i migliori comandanti come Tarkhan Batirashvili, meglio conosciuto col nome islamico di Omar al Shishani, un georgiano addestrato dagli americani e passato poi con il Califfato nel 2011, leader carismatico con grandi doti militari (probabilmente ancora operativo nonostante più volte dato per morto).
Questi combattenti rappresentano una bomba ad orologeria pronta ad esplodere nei prossimi anni in Asia Centrale e in Russia.

Per Putin, la distruzione dell’Isis è una priorità di sicurezza nazionale (la stessa che dovrebbe avere l’Europa e che invece, non hanno gli americani).

 2) UN FAVORE ALL’ISIS?
Il secondo punto è che l’intervento russo, di fatto starebbe favorendo l’Isis, concentrandosi eslcusivamente sulle zone di nord ovest occupate dai ribelli anti-Assad.
Quella dei ribelli moderati è una balla che ci portiamo avanti dall’insensata guerra in Libia ed è stata propagandata anche in buona parte del conflitto siriano, almeno fino a quando non è stata clamorosamente smascherata col fallimento del piano di addetramento Usa (cosa che abbiamo raccontato, tra i pochi in Italia, qui). I “ribelli” bombardati da Mosca sono formazioni jihadiste legate ad al Qaeda o comunque gruppi sunniti integralisti.

 Se la Russia, stesse realmente favorendo l’Isis, non si capirebbe il perché di questo attentato. La verità è che Putin e la Russia stanno conducendo una guerra senza quartiere all’integralismo islamico rappresentato dalla “multinazionale” dell’’Isis e dai suoi sodali travestiti da ribelli democratici.

L’Isis sta subendo sconfitte sul campo impensabili mesi fa. Per questo è costretto a passare a tecniche di terrorismo (tra l’altro, per alcuni analisti,  irrealizzabili senza la copertura di precise agenzie di intelligence).

CON LA RUSSIA
La realtà è che Mosca sta conducendo, da sola, una guerra all’islamismo senza quartiere e a viso aperto; guerra per la quale sta iniziando a pagare un costo altissimo.
Ma la guerra dei russi all’Isis dovrebbe essere anche quella dell’Occidente troppo timido di fronte alla minaccia dell’integralismo. L’Europa non dovrebbero avere dubbi da che parte stare: con la Russia, senza se e senza ma.


Su Twitter: @GiampaoloRossi

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