nintchdbpict0003260509252ACCORDO SEGRETO
C’è un rapporto diretto tra la strage di Manchester e la scellerata guerra in Libia che, nel 2011, Londra condusse insieme a Parigi e Washington per abbattere il regime di Gheddafi.
Partendo dalle origini libiche di Salman Abedi, il giovane attentatore, è possibile ricostruire la follia di una politica estera che l’Occidente conduce da anni in Medio Oriente aiutando coloro che poi uccidono i nostri figli. Vediamo perché.

Due anni fa il giornale britannico The Guardian pubblicò dei documenti rinvenuti a Tripoli dopo la caduta di Gheddafi. I documenti aprivano uno squarcio importante su una storia che i media occidentali decisero di ignorare. Noi fummo tra i pochi a parlarne in questo articolo, ma la censura imposta attorno alla questione fu praticamente impenetrabile.

La storia è questa: Tony Blair aveva siglato un accordo segreto con il leader libico Gheddafi per un’intensa attività di collaborazione tra il MI6 (l’intelligence britannica) e i servizi segreti di Tripoli. L’obbiettivo era reprimere le organizzazioni terroristiche islamiste che operavano in Libia e Gran Bretagna attraverso fuoriusciti o cittadini britannici di origini libiche.
Questo accordo fu attivo almeno dal 2007 perché a questa data si riferiva uno dei documenti ritrovati a Tripoli dopo la caduta del regime: una lettera firmata direttamente dal premier inglese il quale, rivolgendosi con confidenza al dittatore libico (“Caro Mu’ammar, spero che tu e la tua famiglia stiate bene…”) si rammaricava del fatto che un tribunale britannico si fosse opposto all’estradizione a Tripoli di due sospetti appartenenti al LIFG (Al Qaeda libico) augurandosi che questa episodio non compromettesse“l’efficace cooperazione bilaterale che si è sviluppata tra Regno Unito e Libia negli anni recenti nel settore cruciale della lotta al terrorismo”.
Secondo la ricostruzione del Guardian, l’accordo era talmente stretto che l’MI6 consentiva ad agenti libici di operare in territorio britannico per dare la caccia a presunti jihadisti del LIFG riparati a Londra.

Ora questo gruppo libico legato ad Al Qaeda ricompare in relazione alla strage di Manchester. Secondo le autorità inglesi, il libico Abedi avrebbe frequentato una cellula del LIFG operante a Manchester; cellula  diretta da Abd al-Baset Azzouz definito dal Comitato di analisi anti terroristico delle Nazioni Unite un “agente chiave di Al Qaeda” in Libia, con grandi capacità di mobilitare e reclutare combattenti e esperto nella costruzione di esplosivi.
Non solo, ma anche il padre dell’attentatore, arrestato a Tripoli dopo la strage, sarebbe stato membro del LIFG.

Ma allora come è possibile che un gruppo considerato terroristico dal governo Blair, abbia potuto agire ed organizzarsi in maniera così forte in Gran Bretagna? Per capirlo bisogna ripercorrere la storia emblematica del LIFG e la balla dei “ribelli moderati”.

libya-1-articleLargeI “MODERATI” DI AL QAEDA
Il LIFG (Libyan Islamic Fighting Group) è un gruppo jihadista fondato nel 1995 da veterani libici che hanno combattuto in Afghanistan. Come quasi tutte le organizzazioni legate ad Al Qaeda, l’esperienza afghana, dove Osama bin Laden emerse come uno dei leader indiscussi, è un collante ideologico e religioso molto forte.
L’obiettivo del gruppo fin dall’inizio, è quello di abbattere il regime di Gheddafi per instaurare in Libia uno Stato islamico; è il LIFG ad organizzare il fallito attentato contro Gheddafi del 1996 (forse con lo zampino dello stesso MI6) ed è sempre il LIFG ad accendere diversi tentativi di rivolta in Libia negli anni successivi.
Certo è che quasi tutti i dirigenti libici di Al Qaeda, sono passati per le file del LIFG.

Il legame tra LIFG ed Al Qaeda è confermato nel 2001 quando l’organizzazione viene inserita nell’elenco dei gruppi terroristici delle Nazioni Unite e dal 2005 nella lista britannica delle Proscribed Terrorist Organisations (p. 14).

Dopo l’11 Settembre i governi occidentali individuano nel regime libico un partner necessario per combattere il terrorismo islamico; per Gheddafi, Al Qaeda era un nemico come lo era per noi, per questo Usa e Gran Bretagna cooperano attivamente con Tripoli attraverso accordi di intelligence e anti-terrorismo.

Poi con l’arrivo di Obama (e della Clinton) tutto cambia; per i governi occidentali la lotta al terrorismo non è più una priorità. Il Partito della Guerra, la lobby saudita ed i centri del potere mondialista che vogliono ridisegnare il Medio Oriente decidono che è più importante abbattere quei regimi laici che erano un argine all’espandersi dell’integralismo: nascono come d’incanto Primavere arabe e rivoluzioni democratiche alimentate con le armi e le trame della Clibya-hillaryia e con i soldi delle oscurantiste monarchie del Golfo. La guerra umanitaria diventa un precetto ideologico con cui far accettare all’opinione pubblica occidentale, i crimini che l’Occidente sta compiendo.

Anche la Libia ne viene sconvolta: i terroristi di Al Qaeda, diventano romantici “ribelli moderati”  descritti spudoratamente dai menestrelli delle bombe umanitarie che hanno riempito delle loro menzogne giornali e televisioni (così come avrebbero poi fatto con l’Ucraina e la Siria).

Il LIFG di Al Qaeda composto di jihadisti sunniti e integralisti anti-occidentali diventa uno dei gruppi dei cosiddetti “oppositori democratici” armati e finanziati dall’Occidente per abbattere il regime di Gheddafi; cambia il nome in LIMC (Lybian Islamic Movement for Change) entra nel Consiglio Nazionale Libico di Transizione riconosciuto da Unione Europea e Stati Uniti ed uno dei suoi leader, Abdel Hakim Belhadj ne diventa il Comandante militare.

IL FRANCHISING IN SIRIA
Belhadj è a sua volta un personaggio fondamentale per capire la complicità dei governi occidentali con l’integralismo sunnita. Leader (anzi Emiro) del LIFG, era stato arrestato dalla Cia nel 2004 per i suoi legami con Al Qaeda e consegnato alla Libia. Liberato in una delle amnistie del regime di Tripoli, con lo scoppio della guerra civile diventa il collegamento tra gruppi jihadisti sunniti impegnati nella ribellione libica e la Nato (p. 7); Belhadj è anche il collettore dei finanziamenti provenienti dal Qatar.
In questo articolo del 2015 del Ron Paul Institute, lo si vede amabilmente in compagnia dei senatori americani Mc Cain e Graham esponenti di spicco dell’élite neo-con che sponsorizzò con la Clinton il regime change.

Finita la guerra e consolidato il suo ruolo nella nuova Libia, è proprio lui ad organizzare l’invio “segreto” dei combattenti libici del LIFG in Siria, al fianco dei nuovi “ribelli moderati” del Free Syrian Army inventati anche qui da Usa e Gran Bretagna. Obiettivo: replicare lo schema libico e abbattere un altro regime laico nemico dell’integralismo (quello di Assad).

INTEGRALISTI NOSTRI ALLEATI? UNA FOLLIA
Una delle ipotesi è che il giovane attentatore di Manchester possa essersi radicalizzato in Siria, proprio tra le cellule del LIFG operative al confine con la Turchia insieme agli altri gruppi di Al Qaeda; per poi tornare in Gran Bretagna dove risiedono (come abbiamo visto) molti membri del gruppo, conosciuti dall’Intelligence ma garantiti da Londra.
Ma il fatto che questi gruppi siano utilizzati dall’Occidente nelle “guerre per procura”  non li rende ovviamente amici; il loro odio per l’Occidente si mantiene ed è pari a quello per i regimi che vogliono abbattere. Perché il loro obiettivo è il trionfo di un Islam integralista in Medio Oriente come in Europa.

L’Occidente non può sconfiggere il terrorismo islamista che uccide i nostri figli in Europa, se non decide di combatterlo veramente; e non può decidersi a combatterlo se i governi occidentali (Usa, Gran Bretagna e Francia in primis) di questo terrorismo ne sono gli alleati; se continuano a vendere armi ai paesi che lo finanziano (Arabia Saudita); se credono di poterlo utilizzare per i propri progetti di dominio geopolitico in Medio Oriente.

Il vero problema è che il terrorismo in casa nostra non può essere fermato fino a quando le democrazie occidentali continueranno ad appoggiare questo stesso terrorismo a casa degli altri.


Su Twitter: @GiampaoloRossi

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