Una volta il sondaggio era lo strumento prediletto per capire gli umori dell’elettorato, per interpretare le tendenze che si respirano tra l’opinione pubblica e cercare di decifrare i comportamenti politici delle masse. Quel tempo è lontano oramai. Non si contano gli innumerevoli errori di previsione di questo strumento statistico, che ha perso da tempo la sua scientificità e si è rivelato de facto un mezzo per influenzare e manipolare l’elettorato, piuttosto che sondarlo, in omaggio a quello doveva essere il suo scopo originario. Si guardi all’errore marchiano che la stragrande maggioranza dei sondaggisti commise nel 2006 quando attribuirono una vittoria al centrosinistra guidato da Prodi che, stando alleloro previsioni, avrebbe dovuto vincere con 5 punti di distacco dalla coalizione di centrodestra guidato da Berlusconi.

raggi giachetti

Ricordiamo tutti com’è finita, con gli scrutatori a contare bene ogni singola preziosa scheda, decisiva per decretare la vittoria di Prodi per poche decine di migliaia di voti: un’incollatura. Non fu altrettanto clamoroso l’errore che commisero i sondaggisti nel 2013, quando prevedevano la vittoria di Bersani e sottostimavano i voti dell’allora debuttante M5S, ma anche in quell’occasione l’errore ci fu, tanto che il povero Bersani non solo non ottenne i numeri necessari per avere una maggioranza al Senato, ma fu costretto a farsi da parte per un governo di larghe intese capitanato da Enrico Letta. E così fu anche alle elezioni europee dell’anno successivo, quando si prevedeva un testa a testa M5S-PD, mentre quest’ultimo vinse accapparandosi il 40% dei voti espressi, e il movimento grillino addirittura perdeva terreno dal suo 25% dell’anno precedente per scivolare indietro fino al 21%.

In questo scorcio poco primaverile che precede le elezioni comunali romane, ci pare di riscontrare le stesse analogie, gli stessi maldestri tentativi di attribuire ad alcuni partiti una forza e un peso che non paiono avere. Se guardiamo alle previsioni dell’Istituto EMG, scopriamo che a guidare la batteria dei candidati al Campidoglio appare saldamente in testa Virginia Raggi (M5S) con ben il 28% delle preferenze, seguita da Roberto Giachetti (PD) al 24%. Una tendenza indicata anche da Roberto Weber dell’Istituto Ixè che conferma la leadership di Raggi nei sondaggi, nonostante i recenti guai giudiziari del M5S a Livorno e Parma. La Raggi dorme tra due guanciali, secondo la maggioranza degli istituti di sondaggi, eppure questo pare un tentativo di spostare il peso e gli orientamenti dell’elettorato su alcuni partiti piuttosto che su altri.

Si prenda proprio Virginia Raggi. La candidata dei grillini fino ad ora ha rifiutato qualsiasi confronto con i suoi avversari, e ha sciupato l’occasione per dimostrare una volta per tutte che lei è la candidata ideale che spazzerà via il marciume che affligge Roma. Non un punto perso per questo suo rifiuto, quando ci pare di ricordare che nelle elezioni comunali conta molto anche il ruolo e il carisma che ha il candidato, e non solamente la forza della lista con la quale si presenta. E i casi di Parma e Livorno? Acqua sul vetro, non hanno lasciato tracce, secondo i sondaggisti. Eppure per un partito ( pardon, movimento) che ha fatto della trasparenza e della legalità sopra ogni cosa i suoi vessilli sacri da difendere ad ogni costo, sembra quanto meno singolare che di fronte al suo elettorato, così sensibile su questi temi, non si abbia qualche fremito di incertezza e nemmeno un lieve arretramento.

Il discorso non cambia per il PD, messo al secondo posto dai sondaggi, nonostante l’ondata di scandali di Mafia Capitale e l’eredità infausta lasciata dalla gestione Marino, dopo il sacco di Roma, una delle peggiori sciagure che si sono abbattute sulla Capitale. Questo per quello che riguarda il recente passato, mentre per quello che riguarda il presente il governo Renzi annaspa tra mille difficoltà. Proprio ieri Bruxelles accorda all’Italia una flessibilità sui conti, ma al tempo stesso chiede una manovra correttiva di tagli. Hanno uno strano concetto di flessibilità da quelle parti, e Renzi ora sarà costretto a tirare la cinghia da qualche altra parte. Dei riflessi negativi per il PD si dovranno pur avere sulle elezioni di Roma? Macché, tutto come prima. Persino il Financial Times, schieratosi negli ultimi mesi dalla parte del movimento grillino, teme che il M5S possa perdere terreno dopo le uscite di Grillo sul sindaco di Londra, Khan, sul quale il comico genovese si chiede “ quando si farà saltare in aria”.

A naso, sembra che sia voglia attribuire un vantaggio in partenza a questi due partiti in lite da tempo per guadagnarsi la scena, e che si azzuffano politicamente e giudiziariamente per conquistare la poltrona di palazzo Chigi. Una volta si diceva che tra i due litiganti, il terzo gode. Chissà che non finisca così anche questa volta.

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