Ma allora ditelo! Domenica mattina c’eravamo un po’ tutti emozionati guardando l’etiope Siraj Gena che tagliava il traguardo della maratona di Roma a piedi nudi . Come Bikila, cinquant’anni dopo Bikila. Da pelle d’oca, così come il ricordo Abebe e di quelle immagini in bianco e nero che hanno segnato un’epoca. Un bel gesto dal sapore antico che ci riportava alla dimensione più romantica dello sport che oggi è invece sempre più performante, tecnico e spesso (purtroppo) dopato. Ma è durato un attimo. Gli organizzatori della maratona infatto avevano promesso un bonus da 5mila euro al vincitore che fosse arrivato a piedi nudi. Peccato, fine del sogno. Ora, non voglio pensar male. Voglio continuare a credere che Gena si sia tolto le scarpe ragionando più col cuore che per calcolo. Voglio continuare a pensare che anche se non ci fosse stato un bonus le avrebbe tolte lo stesso e che è arrivato a piedi nudi solo per un omaggio al suo illustre connazionale. Però, come scrive Giorgio Rondelli sul Corriere, il sospetto che due conti li abbia fatti c’è e infatti si è <scalzato> a 300 metri dal traguardo quando ormai era arcisicuro di vincere. Nel nome di Abebe, ma per un pugno di euro in più? Speriamo di no.