Non c’era la trippa…pazienza. So che è una follia parlando di running, ma anche questo un po’ goliardico è un modo sano di vivere la corsa,  soprattutto dopo la maratona di sette giorni fa a Milano dove abbiamo provato ad andar forte.  E poi il piatto di trippa al ristoro del ventesimo chiometro della Straticino l’aspettavano un po’ tutti. Chi l’aveva trovata e mangiata negli anni passati, chi ne aveva solo sentito parlare, chi ora crede che si tratti di una leggeneda metropolitana che ci raccontano i runner di Pavia. Però al ventesimo cilometro c’era un ristoro da leccarsi i baffi: pasta, affettati,  pane e salame, torte, uvette, cioccolatini, biscotti, paste e qualcos’altro che di certo mi dimentico. C’erano l’acqua, il tè caldo e c’era anche una spina per la birra…<Figurati se uno che si è fatto ventotto chilometri e ne deve ancora fare quattro al ristoro si beve una birra…>. Già, figurati.  E invece c’è chi osa, si concede un bis e poi riprende a correre come se avesse bevuto un Gatorade. Ci vuole un fisico bestiale, cantava Luca Carboni. Quando facevo la <nera> spesso nei pezzi che riguardavano minori, indagati o persone che si volevano <proteggere> anzichè i nomi per esteso mettevo le iniziali. Così anche oggi per il runner-bevitore userò solo la sigla puntata: L.d.L. E che Dio lo perdoni.