[photopress:Scansione0002.jpg,full,alignright]Con un lungo applauso si chiude un’era. Con la maratona europea di Barcellona, con il ritiro di Stefano Baldini va in archivio la storia di uno dei più grandi atleti azzurri di sempre. E non solo per ciò che ha vinto, per l’oro di Atene, per tutti gli altri titoli e per le emozioni  che ci ha regalato. Baldini  va di diritto tra i più grandi per ciò che è, per il suo modo onesto di porsi e per il suo modo serio di essre un campione. Senza proclami. Stamattina, quando la telecamera  lo ha inquadrato dopo il ritiro che camminava a bordo strada,  ha abbassato il capo. E c’era tutto in quel gesto. L’ultima sconfitta, il fallimento, la presa di coscienza del tempo che non si può fermare accettati senza isterismi: <Finisce qui – ha detto composto ai microfoni di Raisport – Mi dispiace, chiedo scusa a tutti. La mia carriera? A caldo dico basta, con la maratona sicuramente. Magari ci sarà qualche gara più breve>. Lo rivedremo. Ci farà ancora emozionare con quella sua falcata elegante ma ora il testimone passa di mano. Ed è un’eredita pesante che almeno per ora nessuno può raccogliere. C’è da farsene una ragione, in attesa magari di un Daniele Meucci che trasformi il suo bronzo europeo dei diecimila in qualcosa di più importante. Triste Barcellona. Triste ricordando Goteborg o Atene.  Ma è l’ultimo atto di un campione che resta immenso: <Ce l’ho messa tutta ma non riuscivo a stare con gli altri – ha ammesso – Ho corso in difesa. Evidentemente questa gara non era alla mia portata, mi dispiace chiudere male. Volevo essere la mina vagante, potevo fare tanto o poco. Non ho fatto niente, la maratona è di 42 km e non di 21. Qui le condizioni sono pessime, se non si è in gran forma si soffre ancora di più. Mi dispiace, chiedo scusa a tutti…>.  Questo è Baldini, un atleta che riconosce i suoi limiti e un uomo che non cerca scuse.  E nella mente mi resterà impresso per sempre il suo ingresso nello stadio Panathinaikò. Ho ancora nelle orecchie quel <bravo> gridato  tre volte da Franco Bragagna. Non esagero se dico che quella resterà  una delle emozioni sportive più forti della mia vita. E nessuno me la toglie più. Per questo per me Stefano resta l’ eroe di Maratona. Anche se sconfitto.