“In Italia manca la cultura sportiva…”. Quante volte l’ho sentito dire?  Non le conto più. Però non basta dirlo  anche se trovar spazio per scrivere e raccontare dei cosiddetti”sport minori” non è facile. Qualche esempio. L’altra sera, tornando a casa in auto, cercavo in radio la diretta della semifinale mondiale di pallavolo tra Italia-Brasile. Mi sintonizzo su Raiuno e cosa trovo? Un bel collegamento con lo stadio Adriatico per l’anticipo di Serie  B tra Pescara e Sassuolo: la voce dei telecronisti, il collegamento con l’inviato a bordo campo, il fischio dell’arbitro e i pochi applausi dagli spalti che mi è parso di immaginare semideserti. E gli azzurri del volley? Solo dei flash dal Palalottomatica pieno fino all’inverosimile. Una bolgia che esplodeva ogniqualvolta lo studio dava la linea alla bravissima  Nicoletta Martellini. Altro esempio. Ieri si sono corse la maratona di Carpi e la maratona di Chicago dove ha vinto Sammy Wanjiru che è l’atleta che ha vinto le Olimpiadi di Pechino. La prima è la maratona d’Italia, l’altra una gara di livello internazionale. Bene, stamattina ho trovato a fatica il risultato sui giornali.  La Gazzetta racconta del trionfo del campione olimpico a pagina 43 dopo una trentina di pagine di calcio. E la serie A non giocava neppure perchè c’è la nazionale. Utimo esempio se no poi stufo. La Domenica sportiva, qualche anno fa, quando a condurla mi ricordo ancora Alfredo Pigna, era davvero la domenica sportiva nel senso che c’era una giusta proporzione tra la giornata del campionato calcistico e gli altri sport. Oggi è una interminabile telenovela pallonara. Non di immagini ma di chiacchiere tra calciatori, ex calciatori, ex arbitri, giornalisti che fanno i comici e comici che fanno i giornalisti. C’è anche un raggelante sistema che valuta il talento dei calciatori in campo, una sorta di macchina della verità che dovrebbe spiegarci chi ha più classe durante una partita. Il risultato è sconvolgente: se si affrontano Milan e Bologna chissà chi ha più talento tra Pato e Meggiorini? La macchina dice Pato: fantastico!  Ma torniamo al punto, cioè alla tanto bistrattata cultura sportiva.  Se di maratona, di volley, di ciclismo e negli ultimi anni anche di tennis e basket se ne parla sempre meno. Se il calcio occupa le prime trenta pagine del più importante quotidiano sportivo del nostro Paese ( e anche degli altri due). Se ci sono televisioni che alle chiacchiere del campionato dedicano sette sere su sette una trasmissione in prima serata e anche in seconda. Se  siamo costretti a vivere a pane e pallone. Ma chi glielo spiega ai miei figli che vanno in mountain bike e fanno short track che non sono dei marziani?