Ieri guardando la maratona di Boston su Raisport m’è venuta un po di invidia. Avessi dato retta  a mia moglie probabilmente anzichè in poltrona sarei stato anche io lì a sudare…ma questa è un’altra storia. L’invidia  (quella buona) però è rimasta soprattutto quando sul traguardo di Boyton street davanti alla J.F kennedy library ho visto sprintare Geoffrey Mutai e Moses Mosop, tutti e due keniani manco a dirlo. Se la sono giocata in un pugno di secondi e l’ha spuntata Mutai ma questo è un dettaglio. I due ( tutti e due) hanno polverizzato il primato del mondo di maratona di Gebre.  Due ore , 3 minuti e 2 secondi il primo; due ore, 3 minuti e 6 secondi il secondo. Il record di Gebrselassie, quel 2h3 e 59 firmato a Berlino non esiste più. Addio è già  storia vecchia. Una gara pazzesca, corsa fortissimo anche senza le lepri. Sui rettilinei infiniti della più antica maratona del mondo, tra le casette bianche un po’ colonial e le gigantesce station wagon parcheggiate nei giardinetti davanti casa, tra le insegne dei negozi di ferramenta e le bakery,  su e giù come capita solo a Boston e sulla heartbreak hill la collina dell’infarto piazzata proprio al trentaduesimo chilometro. Tra due ali di folla, tra una fila interminabile di gente che ha applaudito i primi, i secondi, gli ultimi. Tra scritte, cartelli, associazioni che raccolgono fondi per le cause più svariate e bandiere americane un po’ dappertutto. Mutai e Mosop sono andati via come due missili trascinati nella prima parte della gara dall’americano Hall che poi è saltato. Due missili che alla fine per capire che era il più forte hanno dovuto giocarsela allo sprint quasi un minuto sotto al record del mondo. Pazzesco. Divisi da tre secondi alla fine: un sospiro, un nulla, un amen. Questa più o meno è stata Boston. La gara perfetta, la gara della storia che però nella storia rischia di non entrarci. Già perchè secondo le norme della federazione internazionale il record non è omologabile. Troppi 136 metri di dislivello negativo tra partenza e arrivo, troppi  per ufficializzare un primato e non importa se Londra, Parigi o Berlino in realtà hanno percorsi molto più veloci. Un cavillo che salva Gebre ma non cancella le due più grandi prestazioni in maratona di sempre. Per ora.
PS- A Boston ha vinto Geoffrey Mutai, keniano di Eldoret nato 28 anni fa. Non è neppure parente dell’altro kenino  Emmanuel Mutai che l’altro giorno ha dominato a Londra con la quarta prestazione mondiale di sempre. Quando si dice l’abbondanza….