Il silenzio al via suonato dalla fanfara dei bersaglieri.La lunga processione in gruppo con le squadre che si alternano davanti ad ogni chilometro. Le lacrime e gli applausi della gente e dei corridori. Una bandiera del Belgio sventolata da un tifoso che sale su una scala per farsi vedere meglio. Il gruppo che si apre e fa passare davanti la Leopard che arriva sul traguardo allineata. Le voci dei telecronisti della Rai che fanno fatica a raccontare. Tyler Farrar, il migliore amico di  Weylandt che non ce la fa e si ritira.  L’atmosfera irreale di un giorno irreale. Che nessuno si aspettava e che nessuno avrebbe mai voluto vivere. Tutti che vorrebbero dimenticare, pensare di aver sognato e di aver avuto un incubo. Non è così. Non sarà così. Come ha detto Alessandro Petacchi non ci sarà Gavia o Zoncolan,  non ci saranno maglie rosa, verdi o ciclamino che “tengano”. Questo è un giorno che resterà nella mente e nel cuore di tutti. Sarà un altro Giro. Sarà un Giro senza Wouter Weylandt e in molti credo vorrebbero fosse già finito.