Chissà che effetto fa.  Non deve essere una cosa semplice correre una maratona a 5mila metri di quota. Ed è ovvio che in condizioni simili tutte le paure di noi runner tapascioni ( metto la maglia lunga o corta?, pantaloncini , gambali o braghe lunghe?) diventano fisime di nullo conto. Phurba Tamang, un corridore nepalese abituato alle altezzze delle sue montagne ha vinto pochi giorni fa la decima edizione della Tenzing-Hillary Everest Marathon in 3 ore, 41 minuti e 31 secondi ,  solo 11 secondi più lento del suo tempo con cui vinse due anni fa.  La Maratona dell’Everest si corre per celebrare l’anniversario della conquista del Sagarmatha (in nome nepalese dell’Everest) firmata il 29 maggio 1953 da Sir Edmund Hillary e il suo sherpa Tenzing Norgay. Si parte da un campo base a 5.363 metri) e si arriva a Namche Bazaar, duemila metri più in giù. Ovvio che per i 150 concorrenti al via non è stata una passeggiata tra temperature vicine allo zero ed aria rarefatta  con bassissime percentuali d’ossigeno che raddoppiano lo sforzo di chi corre e lo portano in apnea alla minima accelerazione. Si scende poi tra rocce e sentieri attraversando monasteri buddisti, monumenti e ponti sospesi e non a caso la società di trekking che la organizza, si “vende” la Maratona dell’Everest come  la più avventurosa del mondo. “Quest’anno- spiega l’organizzatore Shikhar Pandey – abbiamo avuto al via 93 stranieri e 62 guide nepalesi. Era il nostro decimo anniversario ed è stato un successo considerando che quando abbiamo iniziato avevamo solo due stranieri”.