“Eravamo in credito…”. Il giorno dopo la Cortina Dobbiaco è un caffè con Gianni Poli  nel bar di un albergo a due passi dalla ferrovia sotto un cielo color piombo e un’acqua fredda che se fosse stato ieri sarebbe stato davvero un guaio. Ma oggi la pioggia non è più un problema. “Eravamo in credito perchè è da due anni che prendiam0 acqua…”. Così si tira un bel sospiro di sollievo perchè ieri è andato tutto come doveva andare. E dire che più di 4mila atleti al via qualche pensiero a chi sta dietro le quinte di una gara come questa lo possono anche dare. Ma da queste parti le cose le fanno come vanno fatte: mai il passo più lungo della gamba. Gianni Poli , si stringe nel suo kway rosso col baffo della Nike, e si capisce che sta gia pensando all’anno prossimo. “C’è sempre qualcosa da migliorare e ci saranno novità, ma è ovvio che ora è troppo presto per annunciarle”. La storia è quella del week end appena lasciato alle spalle. Del successo di una bella gara riservata ai bambini, del successo di una non competitiva di 8 km in cui ha corso anche Genny di Napoli, del successo della raccolta fondi per i terremotati che era quasi un atto dovuto:  “Si, perche da Emilia e Romagna qui vengono sempre a correre in tanti e quest’anno qualcuno non ce l’ha fatta quindi era giusto pensassimo anche a loro. E poi perchè mi piace che il mondo dell’atletica in queste occasioni tristi faccia vedere che sa darsi da fare”. Il giorno dopo la Cortina Dobbiaco è però anche un commento tecnico perchè al traguardo sono arrivati in tanti ma molti davvero a pezzi: “E’ un corsa questa difficile da leggere…Molti pensano che scollinato il passo di Cimabanche sia tutto finito perchè inizia la discesa. Non è così. Bisogna non esagerare almeno fino al lago di Landro, la gara vera comincia lì. E se non si hanno più le gambe anche l’ultimo tratto diventa un tormento. Non ti accorgi nenache che è discesa.”.  il giorno dopo la Cortina Dobbiaco è anche il giorno dei saluti. Di chi ha dato una mano nel’organizzazione, di chi ha corso, di chi è venuto qui con la famiglia da Bologna forse per scappare un po’ anche da un terremoto che fa paura. “Sono tutti amici- spiega Poli- Amici che qui vengono da anni e fortunatamente tornano”. Ma il giorno dopo la Cortina Dobbiaco è anche una telefonata sul cellulare: “Si lo so che piove…ma io una corsa la faccio lo stesso. Ci vediamo a mezzogiorno”. Dall’altra parte del telefono c’è Silvio Amodeo, che in questo week end è stato la voce ufficiale della corsa. E allora l’ultima domanda a Gianni Poli è quasi obbligata: “Ma tu quando ti alleni a quanto corri normalemente?”.  La risposta è quella che non ti aspetti o forse è esattamente quello che vuoi sentirti dire: “No guarda, questa domanda non me la devi fare…io ora corro solo per star bene senza crono e senza satellitare”. E detto da un signore che nel 1986 arrivava a braccia alzate sul traguardo di New York è una bella lezione di sport. Come dovrebbe essere, senza esagerazioni

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