Io a New York ho corso la maratona nel 2007. Indimenticabile. Me la sono goduta facendo compagnia a mia moglie in 4ore e 15 ed è volata via. State Island, Brooklyn, il Bronx, Manhattan tra due ali di folla, di applausi, di colori…insomma una meraviglia. Quindi capisco perfettamente che il sogno di molti maratoneti sia di correrla. Capisco meno che sia diventata una moda ma a questo ormai mi sono rassegnato. Anche perchè è una moda che costa cara e anche perchè sono tante le maratone che valgono a cominciare da Londra e Berlino, a Roma e Venezia, tanto per restare a a casa nostra. Ma New York ha un fascino tutto suo, ci mancherebbe. Così chi ci va è disposto a qualsiasi sacrificio. Anche alle quattro ore di attesa nel prato al freddo prima dello start. E anche alle code di un paio di ore  per ritirare la propria borsa dai camion a Central Park. E’ il prezzo della gloria. Ma da quest’anno si cambia. E cos’hanno fatto gli americani per risolvere il problema delle code all’arrivo? Hanno cambiato la logistica? Spostato i camion?  Hanno tolto le transenne dopo il traguardo per liberare i maratoneti? Niente di tutto ciò. Hanno deciso che la borsa dalla partenza al traguardo con gli indumenti asciutti non la portano più. Fine. Tutto ciò che ci si porta appresso alla partenza resterà a State Island e andrà in beneficienza. E una volta arrivati al traguardo per corprisri e mettersi qualcosa di asciutto i maratoneti troveranno un poncho offerto dall’organizzazione. Geniali…Provino gli organizzatori italiani a fare una cosa del genere e dopo un paio di ore si ritrovano crocifissi mani e piedi ed esposti in un pubblica piazza della città. Ma New York è New York, come cantava Liza Minnelli…

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