Chiami Linus perchè lo devi intervistare per Style  il mensile delGiornale e finisci a parlare della Deejay Ten. Quasi inevitabile quando la corsa è passione comune. In pochi anni la <deejay> è lievitata come una torta. Due-Cinque-Sette-Dodicimila e più al via che sono un numero enorme soprattutto in un momento in cui le corse chiudono per la crisi o forse perchè ce ne sono troppe. E allora viene normale chiedersi dove si vuole arrivare? “Beh, è ovvio che non è più la corsetta tra amici messa in piedi per il mio compleanno- spiega Linus- Quest’anno ho la netta sensazione che siamo risuciti a fare un salto di qualità…Ho visto un sacco di gente correre e divertirsi. Ecco, credo che il futuro della Deejay sarà proprio questo cioè  una gara dove si possa ritrovare la gioia di correre…” Una corsa sempre più “popular”  quindi e  meno legata a crono, tempi, personali e fisse agonistiche. E forse è già così, è già stato così anche quest’anno: ” A parte i primi 4-500 là davanti- spiega Linus- ho visto un sacco di gente correre  senza tanto stress. Un mare di persone con la maglia della gara che era anche un bella macchia rossa da vedere”.  Cosa diventerà la Deejay Ten quindi si può intuire, cosa cambierà nei prossimi anni forse un po’ meno visto che questa è una gara che è cresciuta di anno in anno cambiando anche un po’ pelle.  Non ci sono stati i problemi organizzativi della passata edizione e, come scrive Linus sul suo blog: “C’è solo un modo per fare le cose, ed é quello giusto. L’idea di partenza era certamente azzeccata, ma siamo stati bravi, anno dopo anno, a correggere, a migliorare e ad imparare. Dagli errori certamente ma anche da quelli più bravi, che ci sono sempre. E a non perderci dietro alle polemiche meschine degli invidiosi. Credo sia stata una bella lezione”

 

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