Non ero alle Hawaii ( magari!) ma la sensazione che ho avuto seguendo la finale dell‘Ironman 2012 collegato al sito che la trasmetteva in diretta è che facesse un gran caldo.  E quaranta gradi restano 40 gradi anche con un cielo terso, qualche nuovolone bianchissimo e l’Oceano al tuo fianco. Nella frazione in bici era un continuo prendere e buttare borracce, un continuo bere e bagnarsi testa e spalle. Idem nella frazione di maratona. E non solo. Dai commenti che scorrevano in dieratta al fianco delle immagini si capiva che la giornata di ieri a Kona era anche  umida e ventosa . Tanto per non farsi mancar nulla. Così la finale  Mondiale Ironman Hawaii, sulle canoniche distanze di 3.8K di nuoto in oceano, 180K di bici e 42.2K di corsa è diventata più o meno una gara ad eliminazione.  Durissima più di quanto già sia di suo. Alla fine l’ha spuntata l’australiano Pete Jacobs  in 8 ore, 18 minuti e 37 secondi che non è un gran tempo rispetto ai precedenti vincitori ma gli ha permesso di mettersi dietro il tedesco  Andreas Raelert e il belga Frederik Van Lierde . Jacobs  è passato davanti nella frazione di maratona che ha chiuso in 2:48:05 e non ha permesso a nessuno degli inseguitori di avvicinarsi regalandosi così il suo primo titolo da Ironman.   Tanti ritiri si diceva. Due mi hanno colpito. Quello del belga Marino Vanhoenacker  che aveva praticamente dominato tutta la frazione in bici con un’azione davvero elegante e potente su quei rettilinei infiniti tant’è  che pensavo potesse vincere, ma dopo i primi chilometri di maratona è arrivata la crisi. E quella del nostro Daniel Fontana che si è difeso nel tratto a nuoto a ma ha dovuto fermarsi  dopo parecchie miglia di pedalata per  problemi allo stomaco. Giornata da dimenticare anche per i due australiani che partivano ta i favoriti:  il campione in carica   Alexander Craig che alla fine è arrivato 12mo er Chris Mc Cormack caduto in bici.  Tra le donne ha vinto la britannica  Leanda Cave che ha preceduto di 64 secondi  la svizzera Caroline Steffen. Sessantaquattro secondi su oltre nove ore di fatica sono davvero un beffa ma l’Ironman è anche questo . La Steffen era al comando fino agli ultimi chilometri e ha dovuto arrendersi all’americana che ha corso una grande maratona in 3h03 e 13. Per quanto riguarda gli italiani il migliore è stato il sardo Giuseppe Solla  che si è piazzato al quinto posto di categoria, scendendo di 32″ sotto le 9 ore e 30 , unico azzurro ad andare sotto il muro delle 10 ore.

 

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