Domenica non si correrà solo la maratona di Firenze. Per chi dà sempre uno sguardo fuori dall’Italia in calendario c’è anche la maratona di Pechino.  Non so quanti italiani ci saranno ( ma ci saranno, perchè noi siamo nei posti più impensati quando meno te l’aspetti…)  e non so neppure se il percorso è lo stesso della maratona olimpica, quella vinta dal compiant0 Samuel Wanjiiru.  E visto che di mestiere faccio il giornalista non è certo motivo di vanto. Ma scrivo lo stesso di Pechino perchè è un’altra la cosa che mi ha colpito. Domenica infatti tra gli oltre 35mila iscritti alla trentaduesima edizione della Beijing marathon non ci saranno giapponesi  e nessuna azienda del Sol Levante,  compresa la Canon major sponsor storico della manifestazione, perchè tra le due nazioni in questo momento tira brutta aria visto che si stanno contendendo la sovranità di due isole.  E così gli organizzatori cinesi hanno deciso di vietare la partecipazione  temendo per la sicurezza degli atleti dopo le manifestazioni antigiapponesi in Cina del mese scorso seguite all’annuncio di Tokyo di nazionalizzare le isole Senkaku/Diaoyu contese con la Cina.  Secondo quanto scrive il South China Morning Post, quotidiano di Hong Kong  i giapponesi potranno correre solo se decideranno di farlo sotto un’altra nazionalità e bandiera, cinese inclusa.  E sinceramnete mi sembra un po’ improbabile. TRa l’altro  sul sito ufficiale, che permette l’iscrizione alla maratona, non è stata prevista  la presenza del Sol Levante. In pratica nessun atleta giapponese ha potuto iscriversi perché  non esisteva  il campo che indicava la nazionalità. Da qui la protesta ufficiale dell’ambasciata giapponese a Pechino. I cinesi però hanno risposto  che si sarebbe trattao di un semplice errore organizzativo. E sull’impossibilità di iscriversi per i giapponesi ha gettato acqua sul fuoco Shen Chunde, presidente della federazione atletica cinese,   spiegando che è sempre stato raro nelle edizioni precedenti che gli atleti giapponesi  si iscrivessero “singolarmente” ma solitamente lo facevano in gruppo tramite le associazioni nipponiche, e così, spiegano, è rimasto lo stesso schema anche per l’edizione 2012. Più che una verita sembra il tentativo di salvarsi in corner.

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