E’ ovvio che è la sua versione. Ed è ovvio che cerchi di chiamarsi fuori. Ma dopo il fiume di testimonianze che hanno inchiodato Lance Armstrong  la voce del dottor Michele Ferrari  arriva con un’intervista esclusiva ai microfoni di Al Jazeera.  Vale quanto vale e ognuno è libero di  pensare ciò che vuole. Ma in una storia che ha azzerato un’epoca del ciclismo mi piace riportarla. Come è stato fatto con gli altri protagonisti di questa vicenda e come fanno le agenzie di stampa, senza nessun tipo di commento. Inibito dal 2002  dal Coni e squalificato a vita dall’Usada nell’ambito del dossier Armstrong, dove il suo nome viene citato per 480 volte,  Ferrari è indicato come uno dei personaggi chiave collegato alle pratiche dopanti dell’ex corridore texano tra il ’99 e il 2005.” Nell’indagine dell’agenzia antidoping statunitense Usada- si difende- non ci sono prove, non c’è la classica pistola fumante” . Replica alle accuse dei vari Floyd Landis, Tyler Hamilton, Michael Barry, Levi Leipheimer, Christian Vande Velde e George Hincapie.«Non ho mai visto Lance Armstrong doparsi, posso dire di non aver mai visto o sentito qualcosa a riguardo nè lui mi ha mai chiesto informazioni sul doping – la versione di Ferrari – Il mio rapporto con alcuni suoi compagni di squadra è stato molto, molto breve e occasionale. Ci sono sei corridori che mi accusano ma non ho avuto alcun rapporto, alcun consulto con loro». All’intervistatore che gli ricorda come Armstrong non sia mai risultato positivo ad alcun controllo, il medico aggiunge «perchè era pulito. Un test positivo poteva essere la ’pistola fumantè ma non c’è mai stato. Per cui o era pulito, e secondo me lo era, o i test non erano efficaci. O – aggiunge sorridendo – l’Uci era corrotta». Ferrari, assieme ai suoi avvocati, sta considerando la possibilità «di avviare un’azione legale negli Stati Uniti contro il dossier dell’Usada e la squalifica a vita». «Il mio lavoro consiste essenzialmente nel consigliare gli atleti sul miglior modo per allenarsi e proporre loro delle alternative, perfettamente legali, all’uso di sostanze dopanti. Per esempio allenarsi in altura anzichè ricorrere all’Epo ma anche le diete mirate». Ferrari stesso si dice contrario alla legalizzazione del doping suggerita da qualcuno «perchè credo che ci debbano essere dei limiti entro i quali dobbiamo rimanere per tutelare la salute degli atleti».

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