Ci sono i puri della bici. Quelli che i tubi son sempre columbus e il carbonio non ci convincee neppure le ruote profilo  alto. Che il cambio già era una rivoluzione alle leve del manubrio…figurarsi elettronico. E che i freni a disco…vabbè roba da fisati delle mountainbike. La bici da corsa è una bici da corsa solo se resta esenziale come deve essere. Nasce così e non serve aggiungere altro. Leggera, asciutta, senza fronzoli e altre diavolerie della tecnica. E’ una vera e prorpia filosofia. Anni fa durante una granfondo in Romagna al mio fianco un tizio sulla cinquantina si preparava a partire su una Bottecchia credo deglia  anni Sessanta. Un gioilellino tutta montata campagnolo con i palmer e le leve dei cambi sulla canna. Intercetta il mio sguardo di ammirazione e più o meno mi dice: “L’anno scorso ho cambiato la catena e il pignone dietro. il resto è tutto originale. Mai sostituita neppure una rondella….Le bici sono come i grandi amori, sono per tutta la vita, non muiono mai!”. Può essere, però vuoi mettere pedalare su una bici di oggi. La differenza c’è e te ne accorgi dalle prime pedalate. Un altro mondo. Così basta veramente poco a cambiarti la vita. Ad esempio un paio di corna da triathlon. Io anche sono sempre stato del parere che una bici deve morire più o meno come nasce, cioè con meno cambiamenti possibili. Però vuoi una gara di triathlon olimpico che arriverà tra una mese, vuoi la curiosità oggi per la prima volta ho pedalato con un paio di appendici attaccate al manubrio. La differenza è davvero parecchia. Qualcosina devo ancora mettere a punto su misure e inclinazione ma devo dire che la differenza rispetto alla normalità di sempre è notevole. E notevole è anche la resa in spinta e velocità: almeno tre chilometri orari in più che, chi va in bici lo sa, sono davvero parecchi. Così da oggi la mia bici non  più com’era. E così da oggi anche io sono meno purista di come ero…