Alfedena, Barrea, Villetta Barrea e poi comincia la salita verso Passo Godi. Tredici chilometri per arrivare a 1630 metri dove la domenica comandano i centauri ma in una mattinata feriale come quella di oggi le due ruote sono quelle delle bici. Tranquille e silenziose come squeste montagne del parco. Non si sente un rumore, solo lo scrocchiare delle ruote delle mtb sulla breccia del l’asfalto. Poche macchine, anzi nessuna. Un paio di tornanti e Villetta Barrea e’ già la’ in basso. Sempre più piccola, affacciata su un lago che sembra disegnato tra le montagne di una zona protetta che più protetta non si può. Zona di orsi e di lupi con il marchio della Marsica, un posto che conosce fortunatamente un turismo discreto e che andrebbe però forse promosso un po’ di più, mai come in questi anni. Per dare una mano all’Aquila ancora ferita e che qui fa provincia. Tornanti e tratti dritti fino al centro di avvistamento dei daini che qui ti attravresano la strada quando mancano quattro chilometri alla cima. Un ultimo sforzo prima della gran premio della montagna, prima del rifugio, prima di un paio di ristori che, se non si fosse in bici, meriterebbero più di una pausa per un caffè. Foto di rito e dietrofron. Ma non è solo discesa perché la risalita a Barrea e’ di quelle che tagliano le gambe. Tre ore e mezzo di fatica vera ti giri dai un’occhiata alle spalle e, soddisfatto, guardi il lago. Il passo e’ lassù che ti osserva in silenzio. Come solo le montagne di queste parti sanno fare.

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