I giornalisti della cultura volano alto. Soprattutto per chi, come me, sa più di biciclette e pedivelle  e a volte  fa anche un po’ fatica a seguirne i discorsi.  E si resta affascinati quando nelle riunioni di redazione spiegano i pezzi che raccontano di libri, filososofia, mostre art e tante altre belle cose: insomma “spaziano”, beati loro…E  Matteo Sacchi, giovane redattore con un sano curriculum d’alpino alle spalle, non fa eccezione. Però oltre che a volare alto corre. Un intellettuale che si allena , suda e conosce il sapore della fatica. Così può capitare (anche ad un uomo di cultura) di “sbroccare” per il caldo al Parco Forlanini. Soprattutto se davanti a te si materializza una giovane, avvenente signorina che vola leggiadra come il vento. Un’allucinazione? Può darsi…però il suo racconto “rubato” con autorizzazione dal suo profilo Facebook è davvero dievertente…

Parto per i miei indifferibili dieci chilometri sotto il sole agostano. Appena arrivo al Forlanini compare. Penso sia la solita allucinazione, non fosse altro per il modo in cui galleggia nell’aria mentre corre. Alta come me, forse qualcosa in più, corpo da tecnoninja inguainato in tessuti ad alta traspirazione, gambe lunghe come ali di albatros, avrà vent’anni. Fa chiaramente il mio stesso percorso ad anello. Mi passa lasciando una lieve scia di profumo di camomilla. “Che cazzo di forma ha assunto oggi la paura penso”. E ovviamente decido di non dargliela vinta. Ordino al reparto motori: “Un chilometro ogni cinque minuti”. E faticosamente da sotto sento aumentare il ritmo sino ad allinearmi al passo dell’erinni. Proseguiamo così sino al laghetto dove spero non sterzi aggiungendo un giro dello specchio d’acqua all’anello normale. Ovviamente lo fa e forza. Io chiamo al piano di sotto: “tenere il ritmo ma falcata più lunga”. Mi concentro sul fatto di correre con tutto il piede come fanno gli Indios Raramuri. Quando torniamo sull’anello normale sembro Dorando Petri alla maratona di Londra (fottuto). Lei però in effetti adesso un po’ suda e mentre la sua coda intrecciatta fa su e giu ogni tanto china la testa a destra scomponendosi un po’. Tiriamo così sino al ponte viola dove io spero di salvare la faccia deviando verso casa. Cazzo! Anche lei gira di lì… Allora chiamo in sala macchine “Scotty dammi tutta la potenza disponibile”. Dall’interfono mi arriva la voce del capo macchina dell’Interprise: “Col cazzo la rotula destra è gia in fiamme e ho il glicogeno a livelli insensati io spengo tutto pirla…”. Però nonstante tutto arriva nuova spinta e in salita la stacco… Però appena arriva la discesa il suo culo a mandolino inizia di nuovo a ballonzolarmi davanti in rapido allontanamento. Allora alla disperazione mi concentro solo su quello, il culo, e lo seguo. Mentre ogni respiro è un onda nera che cerca di affogarmi io mi limito a seguire le sue semisfere oscillanti… Ora però anche sulla sua schiena scoperta dal top il sudore è un fiume in piena. E io capisco nemmeno le mie allucinazioni sono così vere. Per fortuna ad un certo punto lei gira verso Linate e io verso Monluè… Girando senza togliersi le cuffie o voltarsi alza la mano e saluta: “Ciao… hai tenuto duro anzianotti…”. Io le urlo “Noi ragazzi degli anni ottanta siamo così guardavamo Highlander… Ah proposito sei vera?”… Continua ad allontarsi ma fa sì col dito e poi se lo picchia al lato della fronte…