Comanda il business che tutto piega e tutto stritola. Comanda il business che guida le scelte, distrugge i simboli e cancella il cuore. Così fa un po’ rabbia vedere il Giro del 2014 partire da Belfast. Nulla contro l’ Irlanda, anzi. Un Paese da sogno, terra dalle mani ruvide, di pedalatori e  di campioni, terra vera dai modi semplici che sono poi ancora quelli del popolo della bici. Ma fa rabbia vedere la carovana che passa la Manica per cominciare a correre in terra straniera proprio nell’anno del  centenario della nascita di Gino Bartali. Il ” Ginettaccio” che ha fatto la storia di questo sport e del Paese, “giusto della terra” per aver salvato centinaia di ebrei dal delirio nazista,  “eroe” nazionale per aver vinto un Tour e forse evitato una guerra. Bene. Il Giro se ne va in Irlanda e si dimentica un suo simbolo proprio nell’anno in cui andrebbe ricordato. Non si passa neppure dalla Toscana. Solo una tappa per far finta  di aver fatto qualcosa,  per far finta di averci pensato e per non far finta di niente.  Quella Modena-Salsomaggiore Terme vinta da Bartali tanti anni fa ma che è solo una delle tante sue vittorie. E’ ovvio che non basta. E lo sanno tutti. Ma la logica e il cuore sono una cosa, il business un’altra. E così un pezzo della nostra storia si perde dentro una pinta di Guinness